
di Massimo Villone *
Legge elettorale. A prima lettura, le tre proposte di legge elettorale avanzate da Renzi sono volte a un bipolarismo blindato e al controllo delle camere da parte dell’uomo solo al comando.
Renzi accelera. Ma per andare dove? L’infelice battuta su Fassina è un passo falso del nuovo segretario, e un momento di verità sul PD e sul suo gruppo dirigente. Che mette subito ai blocchi di partenza la legge elettorale. Tre le proposte: un Mattarellum modificato, con il 75% di collegi uninominali maggioritari, 15% di premio di maggioranza, 10% di diritto di tribuna; un sistema similspagnolo, maggioritario con collegi piccoli o piccolissimi e miniliste bloccate.E un modello similsindaci, con elezione sostanzialmente diretta del capo del governo, e conseguente trascinamento della lista o coalizione collegata al premier vincente al 60% (o forse 55%) dei seggi nell’assemblea elettiva.
Bisognerà leggere i testi per una valutazione definitiva. A prima lettura, le proposte, tutte, sono volte a un bipolarismo blindato e alla realizzazione dell’obiettivo di avere dal giorno del voto un vincitore certo non solo nel voto popolare, ma anche, e soprattutto, nei numeri parlamentari. L’uomo solo al comando, eletto con la sua maggioranza per garantirgli di governare per la durata del mandato. Potremmo anzitutto notare che la democrazia di mandato ha già per circa un ventennio dimostrato di non funzionare. Ma soprattutto oggi colpisce l’attenzione che il sistema non sia più bipolare, e che la Corte costituzionale abbia dichiarato l’illegittimità del Porcellum. Di questi, pur decisivi, elementi di novità le proposte avanzate non sembrano tenere alcun conto.