
di Gaetano Azzariti *
Come al solito la politica interpreta secondo le proprie convenienze le dichiarazioni degli altri. Così, volendo perseguire la strada di una rapida approvazione della legge elettorale, si è voluto sottolineare la parte meno significativa della relazione del presidente della Corte costituzionale.
È, infatti, del tutto evidente che non può essere la Consulta a scrivere la legge elettorale ed essa si è dunque “limitata a dichiarare costituzionalmente illegittime alcune norme” sottoposte al suo sindacato; pertanto, si può ben affermare che “l’arco delle scelte del legislatore [rimane] molto ampio”. Ciò non vuol dire però che il parlamento possa adottare qualsiasi nuovo sistema di elezione.
Non è dunque vera la deduzione che si pretende di far derivare dalle parole di Gaetano Silvestri, secondo la quale egli avrebbe legittimato l’Italicum. Il presidente della Corte, infatti, ha ribadito che, in ogni caso, la nuova legge elettorale deve assicurare la necessaria rappresentanza alle diverse articolazioni della società. È possibile introdurre meccanismi di stabilizzazione dei governi, ma questi non possono essere sproporzionati, poiché rischiano di comprimere irragionevolmente alcuni principi costituzionali fondamentali quali l’eguaglianza del voto e lo stesso fondamento pluralistico, che sono caratteristiche costitutive della nostra democrazia. È tutto un problema di “equilibri”, dunque. L’intera relazione sulla giurisprudenza costituzionale del 2013 presentata dal presidente della Consulta è attraversata dalla necessità di conservare gli equilibri costituzionali. Tant’è che molte tra le più rilevanti decisioni dei giudici costituzionali sono motivate dalla continua ricerca di preservare una logica di equilibrio tra istituzioni, tra poteri, tra diritti.