nonviolenza

Le armi non sono soltanto fucili

 di Robert Fisk *

 

Dato che gli Stati Uniti vogliono armare “i bravi ribelli siriani”, dobbiamo ricordarci che le armi non sono soltanto fucili. Sono denaro.

 

Stupidaggini! Questa è stati l’unica reazione sensata all’annuncio della Casa Bianca che l’ America la Coraggiosa sta per fornire armi ai ribelli siriani. Gli Stati Uniti non hanno in programma di mandare armi agli orribili ribelli, notate bene – non al Fronte al-Nusra ispirato da al-Qa’ida e i cui ragazzi si filmano mentre mangiano gli Alauiti per un video su YouTube, cuociono sulla griglia le teste dei soldati siriani catturati e uccidono gli studenti di 14 anni colpevoli di blasfemia. Le mandano soltanto ai ribelli buoni, i disertori dell’Esercito Siriano Libero che combattono le forze del male di Assad nell’interesse della libertà, dell’autonomia, dei diritti delle donne e della democrazia. Chiunque crede a questo non sa nulla della guerra, delle uccisioni, della barbarie, e, specialmente, dell’avidità. Perché le armi non sono soltanto fucili. Sono valuta, sono denaro.

 

La spesa militare in Italia

   Previsione spese militari 2012-2014: Un grottesco carnevale. Un gioco che fa male.


di Rossana De Simone *

Se la situazione di Finmeccanica non lascia spazio a commenti che non siano di disprezzo per lo spreco di risorse pubbliche, la situazione prospettata dal  Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2012 ha del grottesco.

Rete Disarmo al Senato: non modificate la legge sull’export di armamenti

     Al Senato riprende l’iter della Legge “Comunitaria” 2011 che contiene una delega al Governo sulle norme per le armi

Una lettera aperta a tutti i capogruppo del Senato e ai componenti delle Commissioni Affari Esteri, Difesa e Politiche Comunitarie. E’ questa la strada scelta dalla Rete Italiana per il Disarmo e i suoi aderenti (circa trenta organismi di varia natura che hanno scelto l’impegno per il controllo degli armamenti e per una prospettiva di disarmo) per chiedere al Senato di fermare l’ipotesi di una delega al Governo per la modifica della legge 185/90. 

La Nonviolenza oggi in Italia

       intervista a  Michele Boato


- Come
è avvenuto il tuo accostamento alla nonviolenza?
- Mi sono avvicinato alla nonviolenza dal 1972, quando, a 25 anni, ho cominciato a capire, durante un convegno nazionale semi-clandestino di Lotta Continua a Rimini, il suicidio umano e culturale della prospettiva della “guerra di popolo”, tipo Irlanda del Nord (Ira) o Paesi Baschi (Eta), che veniva proposta con sempre maggior insistenza da una buona parte del gruppo dirigente, forzando in senso insurrezionalista la lettura delle lotte di quegli anni (dai cortei della Fiat del '69, alle barricate delle imprese d’appalto di Marghera del '70, alle lotte dei carcerati e dei soldati, fino ai moti per Reggio Calabria capoluogo). Così Lotta Continua tendeva ad assumere (ma per fortuna si è sciolta prima) i connotati di un partitino leninista, gerarchizzato, con un “servizio d’ordine” numeroso ed aggressivo, tradendo l’ispirazione antiautoritaria (Rosa Luxemburg) con cui l’avevamo costruita, anche a Venezia e Marghera, nell’autunno del 1969.


-  Quali personalità della nonviolenza hanno contato di più per te, e perchè?

-  Con Alex Langer ho avuto molte occasioni di collaborazione, prima in Lotta Continua, poi nei Cristiani per il Socialismo, infine nei Verdi: l'attenzione agli interlocutori (“amici” o “avversari”), la volontà di costruire ponti tra culture, società, gruppi diversi, la fiducia nella forza della verità, della denuncia, della proposta chiara anche se apparentemente impossibile: queste alcune delle caratteristiche che fanno di Alex un vero amico della nonviolenza.

                                                                                                    ( 2 ottobre 2010 )

leggi l’intera intervista su:

http://www.ecoistituto-italia.org/cms/?q=node/513

NO DAL MOLIN INVADE IL CANTIERE USA

Ieri mattina 50 attivisti del presidio permanente No Dal Molin di Vicenza sono entrati all'interno del cantiere della nuova base Usa. I vicentini contrari alla base si sono incatenati alle gru srotolando dall’alto dei macchinari una grande bandiera della pace per chiedere lo stop immediato dei lavori... Il cantiere al Dal Molin si deve fermare».