pace e guerra

Dal welfare al warfare, così si indebita lo Stato. Comprando armi

L'acquisto di armamenti avviene in sordina. Si sfoglia un depliant e si sceglie il modello aereo o elicottero, siluro o sistema di puntamento. Tutto è presentato con il codice rosso dell'emergenza, il voto del Parlamento è solo consultivo


di Daniele Martini *

Dal welfare al warfare. In sordina, il più possibile lontano dai riflettori, ma con un’accelerazione recente, l’Italia da paese che impegna le sue forze per la protezione sociale e il benessere (welfare), sta diventando uno Stato che si indebita per le armi (warfare). Lo smottamento avviene a colpi di sterzate decisioniste, con un sistema che tra il serio e il faceto nell’ambiente è chiamato il “depliant”, come quegli opuscoli consegnati nelle agenzie di viaggio per invogliare i clienti a prenotare le vacanze o i volantoni dei supermercati con le offerte di pelati e braciole.

 

Regali ai militari, F35 sotto l'albero

di Giulio Marcon *


La legge delega sulla riforma delle forze armate ci costerà fino a 230 miliardi di euro nei prossimi 10 anni, un regalo alla casta dei militari. I caccia F35 sono il regalo più costoso e inutile L'11 dicembre la Camera dei Deputati dovrebbe approvare in via definitiva il disegno di legge delega sulla riforma della difesa e delle forze armate, provvedimento fortissimamente voluto dai militari e dall'ammiraglio-ministro Di Paola che ci costera fino a 230 miliardi di euro nei prossimi 10 anni.

Il ruolo delle armi nel (dis)ordine internazionale

 di Leopoldo Nascia *


Dall’esplosione della bolla dei titoli subprime, lo scenario economico globale è cambiato con differenze significative nelle diverse regioni del mondo. I paesi avanzati del Nord (Stati Uniti, Europa e Giappone) centro delle crisi che si sono susseguite dal 2008 hanno mostrato la vulnerabilità del loro sistema economico che dopo un decennio di crescita ininterrotta, si è incamminato nel tunnel delle crisi.

Le banche che finanziano il nucleare

 Un recente rapporto dell'Ican dimostra che la proliferazione nucleare si basa sul contributo fondamentale di gruppi assicurativi e bancari. Anche quelli italiani.

Nell’immaginario collettivo la proliferazione di armi nucleari che mettono a repentaglio la sopravvivenza dell’umanità è attribuita a un nemico esterno, temibile ma lontano. Il rapporto sui finanziamenti globali ai produttori di armi nucleari pubblicato dalla Campagna internazionale per la messa al bando delle armi nucleari (ICAN), invece, ci mostra una realtà diversa, ricordandoci che molti dei principali gruppi bancari e assicurativi internazionali finanziano e favoriscono la proliferazione nucleare.

Una finta riforma della Difesa: nessun risparmio e via libera a nuove armi costose ed inutili

La tanto sbandierata riforma della Difesa non comporterà alcun risparmio per lo Stato ma serve solo ad avere mani libere per acquistare più armamenti.

La Rete Disarmo chiede una discussione parlamentare approfondita.
Le comunicazioni del Ministro-Ammiraglio Di Paola alle Commissioni parlamentari sul nuovo Modello di Difesa, su cui si è discusso ieri in Consiglio dei Ministri e che dovrà ora approdare in Parlamento con un Disegno di Legge Delega, è un nuovo gioco di prestigio per fingere un cambiamento di rotta che nei fatti non esiste.

La spesa militare in Italia

   Previsione spese militari 2012-2014: Un grottesco carnevale. Un gioco che fa male.


di Rossana De Simone *

Se la situazione di Finmeccanica non lascia spazio a commenti che non siano di disprezzo per lo spreco di risorse pubbliche, la situazione prospettata dal  Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2012 ha del grottesco.

Rete Disarmo al Senato: non modificate la legge sull’export di armamenti

     Al Senato riprende l’iter della Legge “Comunitaria” 2011 che contiene una delega al Governo sulle norme per le armi

Una lettera aperta a tutti i capogruppo del Senato e ai componenti delle Commissioni Affari Esteri, Difesa e Politiche Comunitarie. E’ questa la strada scelta dalla Rete Italiana per il Disarmo e i suoi aderenti (circa trenta organismi di varia natura che hanno scelto l’impegno per il controllo degli armamenti e per una prospettiva di disarmo) per chiedere al Senato di fermare l’ipotesi di una delega al Governo per la modifica della legge 185/90. 

Marcia Perugia-Assisi: la mozione finale

                                                  Principi
Primo. Il mondo sta diventando sempre più insicuro. Se continuiamo a spendere 1.6 trilioni di dollari all'anno per fare la guerra non riusciremo a risolvere nessuno dei grandi problemi del nostro tempo: la miseria e la morte per fame, il cambio climatico, la disoccupazione, le mafie, la criminalità organizzata e la corruzione. Se vogliamo uscire dalla crisi dobbiamo smettere di fare la guerra e passare dalla sicurezza militare alla sicurezza umana, dalla sicurezza nazionale alla sicurezza comune. 

Basta con i veleni di stato

Nasce il coordinamento dei comuni contaminati dagli arsenali segreti
L’ Italia vittima delle armi chimiche fa sentire la sua voce

 

Il conflitto in Libia rilancia l’allarme sullo spettro delle armi chimiche, accumulate da Gheddafi in grande quantità. Ma ci sono molti comuni italiani che da almeno settant’anni sono vittime degli stessi veleni. Dalla Tuscia alla Lombardia, dalle Marche alla Campania, dal Lazio alla Puglia terreni, stabilimenti e discariche sottomarine continuano a ospitare l’eredità del colossale arsenale di armi chimiche creato dal fascismo e nascosto dai governi della Repubblica. Adesso un gruppo di associazioni e comitati ha deciso di riunirsi per chiedere che questa scia di morte venga spezzata, invocando che venga finalmente fatta chiarezza sui rischi di questa bomba sepolta nel mare e nel terreno del nostro paese.

La Nonviolenza oggi in Italia

       intervista a  Michele Boato


- Come
è avvenuto il tuo accostamento alla nonviolenza?
- Mi sono avvicinato alla nonviolenza dal 1972, quando, a 25 anni, ho cominciato a capire, durante un convegno nazionale semi-clandestino di Lotta Continua a Rimini, il suicidio umano e culturale della prospettiva della “guerra di popolo”, tipo Irlanda del Nord (Ira) o Paesi Baschi (Eta), che veniva proposta con sempre maggior insistenza da una buona parte del gruppo dirigente, forzando in senso insurrezionalista la lettura delle lotte di quegli anni (dai cortei della Fiat del '69, alle barricate delle imprese d’appalto di Marghera del '70, alle lotte dei carcerati e dei soldati, fino ai moti per Reggio Calabria capoluogo). Così Lotta Continua tendeva ad assumere (ma per fortuna si è sciolta prima) i connotati di un partitino leninista, gerarchizzato, con un “servizio d’ordine” numeroso ed aggressivo, tradendo l’ispirazione antiautoritaria (Rosa Luxemburg) con cui l’avevamo costruita, anche a Venezia e Marghera, nell’autunno del 1969.


-  Quali personalità della nonviolenza hanno contato di più per te, e perchè?

-  Con Alex Langer ho avuto molte occasioni di collaborazione, prima in Lotta Continua, poi nei Cristiani per il Socialismo, infine nei Verdi: l'attenzione agli interlocutori (“amici” o “avversari”), la volontà di costruire ponti tra culture, società, gruppi diversi, la fiducia nella forza della verità, della denuncia, della proposta chiara anche se apparentemente impossibile: queste alcune delle caratteristiche che fanno di Alex un vero amico della nonviolenza.

                                                                                                    ( 2 ottobre 2010 )

leggi l’intera intervista su:

http://www.ecoistituto-italia.org/cms/?q=node/513