pace e guerra

Meno guerre ma più morti

  I morti causati dalle guerre nel mondo è cresciuto del 60% negli ultimi due anni. Le vittime hanno toccato quota 180mila nel 2014, mentre nel 2012 erano state 110mila. Diminuisce il numero di conflitti ma i combattimenti sono più violenti, più “intensi”,  perché avvengono spesso in aree urbane.

 

( di Ennio Remondino da Remocontro.it - 9 giugno 2015 )

 
I dati sono dell’International Institute for Strategic Studies, l’Iiss, e diffusi da AsiaNews. I numeri dicono molto ma non spiegano tutto: ed esempio il fatto che le morti causate dalle guerre nelle mondo è cresciuto del 60% negli ultimi due anni mentre diminuisce il numero dei conflitti. 180mila vittime nel 2014, mentre nel 2012 erano state 110mila: quel pesante 60% in più. Dato rovesciato il numero delle guerre, dalle 63 del 2008 alle 42 dell’anno scorso. Meno conflitti ma combattimenti che risultano più violenti, cruenti, che avvengono spesso in aree urbane provocando molte vittime civili.
 

Spese militari crescono nonostante gli annunci: 13 miliardi in armi in 3 anni

Il Documento programmatico pluriuennale della Difesa per il 2015-2017 smentisce gli annunci di riduzione. Quest'anno le forze armate - carabinieri esclusi - ci costeranno 17 miliardi, di cui 4,7 per acquisto di materiale bellico. E a quest'ultima voce l'importo per il prossimo triennio basterebbe a coprire il buco delle pensioni. Nessun taglio agli F35


Contrariamente agli annunci della Difesa, la spesa militare italiana non accenna a diminuire, in particolare quella per l’acquisto di nuovi armamenti. Da un approfondito esame delle cifre contenute nel nuovo Documento programmatico pluriennale della Difesa (Dpp 2015-2017), di cui il fattoquotidiano.it ha ottenuto una copia in anteprima - dove diverse pagine sono dedicate a lamentare i tagli di budget – risulta che le forze armate italiane – Carabinieri esclusi – ci costeranno anche quest’anno 17 miliardi di euro, di cui ben 4,7 miliardi per l’acquisto di aerei e navi da guerra, carri armati, missili e fucili: la stessa cifra spesa nel 2014. Per rinnovare l’arsenale bellico nazionale, il governo Renzi programma di spendere almeno 13 miliardi in tre anni, una cifra enorme che consentirebbe la restituzione integrale delle pensioni illegalmente decurtate da Monti.
 

Traffico d’armi, la Cina diventa il terzo esportatore mondiale

La Cina è diventata il terzo esportatore di armi al mondo, il Medio Oriente continua a importare senza freni. I nuovi dati del Sipri relativi al quinquennio 2010-2014. 

La Cina è diventata il terzo paese esportatore di armi al mondo, superando Francia, Germania e Regno Unito. È questo il dato più sorprendente del nuovo bilancio relativo al quinquennio 2010-2014 dei paesi che esportano e importano più armi al mondo, realizzato dallo Stockholm international peace research institute (Sipri), l’istituto che dal 1950 tiene traccia di tutti i trasferimenti di armi convenzionali tra stati, organizzazioni internazionali e attori armati non statali.

 

Spese militari, nel 2015 niente tagli alla Difesa. E 5 miliardi per nuovi armamenti

Il budget previsto nella legge di Stabilità - circa 18 miliardi - è sostanzialmente lo stesso del 2014. I soldi verranno stanziati anche per nuovi aerei, elicotteri, navi e carri blindati. Finanziamenti minori per le forze terrestri e i satelliti spia. Per avere dettagli sul piano F35, invece, bisogna aspettare marzo

di Enrico Piovesana *

A volte capita che Babbo Natale sia così buono da portare i suoi doni anche a chi non gli ha scritto la letterina. E’ il fortunato caso dei generali italiani, che pur non avendo ancora presentato l’elenco dei nuovi armamenti che desiderano – il famoso Libro Bianco della Difesa – hanno già ricevuto dal Parlamento un generosissimo buono-acquisto con il quale potranno comprare tutto ciò che vogliono. La legge di stabilità 2015 prevede infatti per l’anno venturo quasi 18 miliardi di spese militari, di cui oltre 5 miliardi per l’acquisito di nuovi armamenti: le stesse cifre del 2014, limate solo di poche centinaia di milioni.

Perché gli americani non intervengono in Iraq?

di Aldo Giannuli *

 

Ovvero: quale è la strategia di Obama per il Medio Oriente? Questo potrebbe essere l’articolo più breve della storia di questo blog e concludersi in tre parole: “non c’è” (lo dice anche la BBC!).

So che la cosa susciterà un coro di disapprovazione da parte di quanti (e non sono pochi) sono convinti che dietro ogni evento piccolo o grande sulla scena internazionale ci sia un malefico e diabolico piano del “grande Satana americano”.  Non amo affatto gli Usa ed ho un giudizio abbastanza preciso del ruolo che giocano in questo momento storico, ma, il fatto è che anche il peggiore e più grande avversario può trovarsi a corto di idee e non sapere bene cosa fare.

L'amore che non c'è. L'amore di cui tutti abbiamo bisogno

di Sergio Di Cori Modigliani *

L'istituto di sociologia dell'Università di Berkeley, in California, dal 1958 conduce una interessantissima indagine sulla formazione dell'immaginario collettivo degli americani, sulla loro idea di sessualità, di amore, di relazione tra maschio e femmina. La ricerca viene rinnovata ogni dieci anni e pubblicata all'alba della nuova decade per identificare i big data e i megatrends che saranno poi fondamentali nello stabilire che tipo di società sarà quella nella quale noi viviamo. La particolarità di questa ricerca consiste nel fatto che le domande sono sempre le stesse, fisse, il che l'accredita (dopo 50 anni di documentazione acquisita negli archivi) di un indubitabile valore di riferimento sociologico.

 

La follia planetaria delle spese militari

di Luigi Barbato*
 
Il Sipri (Stockholm International Peace Research Institute) una delle più autorevoli fonti sul disarmo, nel mese di aprile 2014 ha pubblicato sul proprio sito il dossier sull’evoluzione della spesa militare nel mondo nel corso del 2013.
L’importo annuo della spesa militare mondiale si attesta nel 2013 a 1.747 miliardi di dollari. Anche se la spesa militare non è composta solo di acquisto di armamenti, appare comunque necessario qui sottolineare come l’impegno di documentazione non dovrebbe essere disgiunto da una decisa denuncia. La cifra iperbolica di 1.747 miliardi di $ appare l’ennesima conferma della follia planetaria che si perpetua ormai da decenni e che impegna ingentissime risorse economiche per tentare di conseguire un obiettivo come la sicurezza, che probabilmente sarebbe perseguibile in maniera del tutto economica, se la buona fede internazionale avesse la meglio sugli interessi dei fabbricanti e dei trafficanti di armi.
 

Fonte: SIPRI Military Expenditure Database. Nel 1991 l’interruzione del grafico è dovuta all’assenza di dati per l’Unione Sovietica;
 

Le armi non sono soltanto fucili

 di Robert Fisk *

 

Dato che gli Stati Uniti vogliono armare “i bravi ribelli siriani”, dobbiamo ricordarci che le armi non sono soltanto fucili. Sono denaro.

 

Stupidaggini! Questa è stati l’unica reazione sensata all’annuncio della Casa Bianca che l’ America la Coraggiosa sta per fornire armi ai ribelli siriani. Gli Stati Uniti non hanno in programma di mandare armi agli orribili ribelli, notate bene – non al Fronte al-Nusra ispirato da al-Qa’ida e i cui ragazzi si filmano mentre mangiano gli Alauiti per un video su YouTube, cuociono sulla griglia le teste dei soldati siriani catturati e uccidono gli studenti di 14 anni colpevoli di blasfemia. Le mandano soltanto ai ribelli buoni, i disertori dell’Esercito Siriano Libero che combattono le forze del male di Assad nell’interesse della libertà, dell’autonomia, dei diritti delle donne e della democrazia. Chiunque crede a questo non sa nulla della guerra, delle uccisioni, della barbarie, e, specialmente, dell’avidità. Perché le armi non sono soltanto fucili. Sono valuta, sono denaro.

 

Via da Kabuil - Mozione M5S sulla guerra persa. E il PD frena SEL

 di Emanuele Giordana *


Analisi della mozione che i deputati stellati hanno presentato alla Camera dei Deputati sul ritiro dall'Afghanistan. Anche Sel lavora su questo ma sugli F-35 chiede una sospensione e non la cancellazione

La mozione sull'Afghanistan del Movimento 5 Stelle non è una semplice fuga in avanti per parlare alla pancia del Paese come già fece la Lega col suo «tutti a casa» che voleva riportare in patria i «nostri ragazzi» in Afghanistan. Il gruppo di parlamentari che ci ha lavorato alla Camera ha articolato una proposta che guarda oltre il 2014 e che, se vuole i soldati a casa, non vuole nemmeno dimenticare l'Hindukush. Il merito è di aver voluto gettare il sasso nello stagno, una palude, per la verità, visto che un dibattito parlamentare vero e proprio su quel che stiamo facendo laggiù si è affacciato, nelle passate legislature, solo con qualche timido emendamento durante il voto sulle missioni all'estero.

Il mercato delle armi non conosce crisi. E la Cina è sempre più leader

 di Matteo Cavallito *

 

Nell'ultimo quinquennio le esportazioni dell'industria bellica di Pechino sono aumentate del 162% rispetto al periodo precedente, contro una media del 17 per cento. Regno unito superato in classifica. E l'Italia compensa la frenata europea

 

La Cina avanza anche nelle armi. Nel corso del quinquennio 2008-2012, le esportazioni di armi convenzionali nel mondo sono cresciute del 17%, una forte espansione cui ha contribuito in modo decisivo l’industria cinese le cui vendite all’estero sono aumentate del 162% rispetto al periodo precedente (2003-07). Una performance che ha consentito a Pechino di superare in classifica il Regno Unito entrando a far parte del club dei primi cinque esportatori di armi del mondo per la prima volta dalla fine della Guerra Fredda.