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Grecia, quello che vorrebbero farti credere sul debito


 

 

 

Otto false idee sul debito greco solo per far interiorizzare l'ineluttabilità del debito ai greci e ai Sud-Europei. Un audit pubblico svelerebbe il ricatto ...

 

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a cura del 

 

 

 

 

 

 


 

 

 

Nonostante l'ingerenza e la pressione dei dirigenti dell'Unione europea (UE), il popolo greco ha deciso di prendere in mano con coraggio il proprio destino e farla finita con le politiche di austerità, che hanno sprofondato il paese nella miseria e nella recessione. Nei paesi vittime della trojka [ribattezzata ora "Istituzioni europee"], ma anche in numerosi altri paesi europei, la vittoria [elettorale di Syriza] viene sentita come un incoraggiamento formidabile a battersi per porre fine a politiche che avvantaggiano i mercati finanziari e sono invece disastrose per le popolazioni.

 

 

 

I nostri grandi mezzi di comunicazione, invece, non fanno che sostenere uno dopo l'altro l'assurda idea per cui l'annullamento del debito greco "costerebbe 600 euro a ogni singolo contribuente francese". Via via che si inaspriscono le trattative tra la Grecia e la trojka, la propaganda va intensificandosi e il nostro lavoro di educazione popolare sul problema del debito pubblico diventerà sempre più decisivo. Le seguenti risposte alle idee indotte sul debito greco vorrebbero fornire un contributo al riguardo.

 

 

SBLOCCA INCENERITORI ? NO GRAZIE ! Disporre il trattamento dei rifiuti differenziati e indifferenziati all'interno della regione in cui vengono prodotti con impianti che permettono di chiudere il ciclo dei rifiuti recuperando materia

 

 

Per superare le procedure di infrazione, con le quali la Comunità Europea ha inteso sanzionare l'Italia in materia di Rifiuti, il Governo con il decreto "Sblocca Italiaall'art. 35, intende individuare e/o realizzare con proprio decreto entro 90 giorni dal 13/09/2014 "impianti di recupero di energia e di smaltimento dei rifiuti urbani e speciali " definendoli un sistema integrato e “moderno” di gestione dei rifiuti e addirittura infrastrutture e insediamenti strategici di preminente interesse nazionale ai fini della tutela della salute e dell'ambiente”.

In realtà le soluzioni delineate nel decreto Sblocca “Italia” sono obsolete econtrarie alla gerarchia stabilita dalla normativa italiana ed europea in materia di rifiutiper i seguenti motivi.

Il decreto Sblocca Italia non ha minimamente preso in considerazione il fatto che oggi, in Italia, disponiamo di tecnologie in grado di trattare ogni tipologia di rifiuti, compresi quelli indifferenziati. Tali impianti che consentono di chiudere il ciclo senza discariche e inceneritori, sono assemblati nella proposta denominata "Riciclo Totale" dell’esperta in nuove tecnologie Margherita Bologna, presentata nel 2012 agli Stati Generali della green economy ed inviata al Ministero dellAmbiente con la documentazione relativa.

www.change.org/p/no-a-nuovi-inceneritori-in-italia-no-alla-rete-nazionale-degli-inceneritori

I polli che possono far fronte al caldo

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"Questa cultura di morte può immaginare soltanto soluzioni sanguinarie”

(Diane di Prima)

Ecco un piccolo esempio di come l'industria globale e l’allevamento agricolo (allevamenti intensivi, la dieta a base di latticini, carne, ecc.) influenzano il nostro ecosistema comune:

Essi consumano e avvelenano un terzo della superficie terrestre del pianeta; questo contribuisce direttamente allo sfruttamento del terreno, alla deforestazione, alla pesca eccessiva, all’estinzione delle specie, ecc.; e ciò è la principale fonte di gas serra creato dall'uomo, il quale si traduce in cambiamenti climatici.

Sulla base di questo elenco incompleto di alimenti a base di eco-devastazione, dovrebbe sembrare dolorosamente ovvio che si deve fare qualcosa per porre fine a questa situazione. Beh, non temete, le soluzioni sono in fase di costruzione.

 

"Abbiamo bisogno di un approccio razionale" 

"Gli scienziati americani", scrive Edward Helmore nel Guardian, "fanno a gara per sviluppare i polli che possono far fronte al caldo torrido come parte di una serie di programmi finanziati dal governo, i quali cercano un adattamento o una mitigazione degli effetti causati da condizioni climatiche estreme sull’alimentare . " 

«L’Europa indebitata ripete i nostri errori»

 

*di Rafael Correa, Presidente della Repubblica dell’Ecuador, dottore in economia. (Traduzione dal francese di José F. Padova)

In occasione di una conferenza tenuta alla Sorbona il 6 novembre scorso, il presidente dell’Ecuador Rafael Correa si è rivolto ai suoi omologhi europei a proposito della gestione della crisi del debito pubblico. Qui troviamo una sintesi della sua riflessione.

 

Convegno "Ripubblicizzare si può, ripubblicizzare si deve!"

 

A oltre due anni dalla vittoria dei referendum del 12 e 13 giugno 2011 continua, in tutta Italia, la mobilitazione per la piena applicazione degli esiti referendari a difesa dell'acqua e della democrazia.

Jul 28 12:00

LARGHE INTESE CONTRO L'ACQUA PUBBLICA

*di Corrado Oddi

1. L'allarme lanciato venerdì dal manifesto sull'intenzione politica di far tornare l'acqua di Napoli in mano ai privati è più che giustificato. La proposta di legge della giunta Caldoro, nel ridisegnare i confini degli ambiti territoriali ottimali in cui è suddiviso il servizio idrico in Campania e quindi l'affidamento dello stesso, appare esattamente congegnata per provare ad affossare la prima esperienza di ripubblicizzazione definitivamente completata dopo i referendum di 2 anni fa, quella che si è costruita attorno alla nuova Azienda speciale Abc di Napoli.

Quello che però va rimarcato non è solo la gravità di questo disegno, ma che esso è ben lungi dall'essere un fatto isolato ed estemporaneo. In realtà, dopo il periodo che va dalla fine dell'anno scorso alla primavera di questo, in cui l'esempio di Napoli stava contagiando altre importanti realtà territoriali del Paese, da Reggio Emilia a Vicenza, da Palermo a Torino e altre ancora e si stava delineando un quadro che faceva balenare come possibile la ripubblicizzazione del servizio idrico nel Paese procedendo per progressive "conquiste" territoriali, da un po' di tempo in qua ( da quando è nato il governo Letta, potrebbe pensare qualche persona maliziosa come il sottoscritto) l'aria sembra improvvisamente cambiata.
 
C'è in corso un tentativo di isolamento del percorso di Reggio Emilia in quella regione, dove assistiamo ad una sempre più marcata titubanza del comune di Piacenza ad incamminarsi sulla strada della ripubblicizzazione, cosa che pareva assodata qualche mese fa e che ora, invece, sembra nuovamente propendere per la ricerca di un partner privato e dove il comune di Rimini, altra situazione dove la concessione è scaduta e dove la ripubblicizzazione è possibile, pare orientarsi per costituire una società mista con l'ingresso di un soggetto privato.
 
In Sicilia il governo Crocetta ha deciso di mettere da parte la proposta di legge di iniziativa popolare promossa a suo tempo dal Forum siciliano per l'acqua, sostenuto da più di 135 amministrazioni locali e da 35.000 siciliani, per approdare ad una soluzione "gattopardesca" che, nella sostanza, lascerebbe inalterato il quadro di gestione privatistica lì esistente. A Mantova da lungo tempo, ancora da prima del referendum, era iniziata e poi si era fermata la procedura di gara per la scelta di un socio privato nella gestione del servizio idrico e ora, invece, proprio in questi giorni, siamo in presenza di una fortissima accelerazione per giungere a quell'esito. Potrei continuare ancora in quest'elenco che inizia ad essere troppo lungo per essere considerato un fatto casuale. 
 
 
L'ultima citazione, però, se la merita la vicenda torinese: lì il Consiglio comunale, all'inizio di marzo, aveva approvato una delibera, non del tutto convincente, ma che comunque apriva la strada alla possibilità di trasformare il soggetto gestore Smat, SpA a totale capitale pubblico, in Azienda speciale. Qualche giorno fa la Provincia di Torino, con una delibera sostenuta da uno schieramento di larghe intese, sbarra la strada a quest'ipotesi, con una serie di motivazioni inconsistenti e addirittura tenendo a precisare nel testo della stessa delibera (sic!) che " l'approvazione delle presenti linee di indirizzo si pongono in naturale contraddizione con l'approvazione della proposta del Comitato Acqua Pubblica ( noi e il comitato torinese l'avevamo capito bene, ma forse bisognava spiegarlo a qualche consigliere provinciale !). Siamo in "trepida" attesa di conoscere l'intendimento del sindaco Fassino e del Consiglio comunale, con la curiosità di capire se esso confermerà la delibera approvata a suo tempo oppure se si piegherà al diktat dell'Amministrazione provinciale. 

 

CHI HA UCCISO ALEXANDER LANGER?

di Maurizio Di Gregorio

 

Alex Langer è stato un intellettuale ed un politico assai speciale nel panorama italiano.. Altoatesino di nascita visse in prima persona il contrasto etnico italiani/tedeschi in Alto Adige e si adoperò per un superamento di esso negli stessi anni in cui dirigeva la rivista Die Brucke (Il Ponte).

 

Appartendo alla generazione del ’68 fu in prima fila negli anni di esperienza di Lotta Continua e poi come eco-pacifista fu tra gli ispiratori e i fondatori del Verdi italiani a cui cercò di trasmettere l’insieme di idee, pratiche ed ideali dei Grunen e Alternativen tedeschi.

 

Leader riconosciuto ma non davvero seguito affrontò in prima persona l’orribile vicenda dei genocidi nella ex jugoslavia degli anni 90 dovendo, per rigore morale alla fine schierarsi, (lui ecopacifista integrale e genuino) a favore di un intervento armato che ponesse uno stop a quel bagno di sangue.

 

Il 3 luglio 1995 Alexander Langer si suicidò impiccandosi ad un albero di melo o di albicocco della sua casa nella campagna toscana.

Non potete fermare l’acqua

water-blue-sea-wavesIl 12 e 13 giugno 2011, dopo molti anni, i referendum hanno di nuovo raggiunto il quorum e sono tornati ad essere lo strumento di democrazia diretta che la Costituzione garantisce.

La maggioranza assoluta delle italiane e degli italiani si è espresso a favore della sua fuoriuscita dell’acqua e dei servizi pubblici locali da una logica di mercato e di profitto.

 

Il combinato disposto dei due quesiti referendari ha consegnato un quadro normativo che rende possibile la ripubblicizzazione della gestione del servizio idrico integrato in Italia. Infatti, così come sancito nella sentenza della Corte costituzionale di ammissibilità del primo quesito (n. 26/2011) l’abrogazione del cosiddetto Decreto Ronchi rimanda direttamente alla disciplina comunitaria in ordine alla gestione dei servizi pubblici locali, la quale prevede anche la gestione tramite enti di diritto pubblico.

E’ innegabile come questa sia un’indicazione chiara che segnala quale sia la direzione da percorrere nel futuro in tema di garanzie sociali, diritti collettivi e gestione dei beni comuni.

Ad oggi, trascorso due anni dalla vittoria referendaria, il governo attuale così come il precedente non hanno compiuto nessun passo in tale direzione, bensì diversi sono stati i provvedimenti, approvati o proposti, che muovono in direzione opposta. Solo l’intervento della Corte Costituzionale, con la sentenza 199/2012 del 20 luglio scorso, ha ripristinato la volontà espressa dai cittadini sul primo quesito referendario, quello che ha abrogato l’obbligo alla privatizzazione dei servizi pubblici locali, dichiarando illegittimo l’aricolo 4 del «Decreto di Ferragosto» avanzato dal governo Berlusconi e confermato dal governo Monti.

La tariffa truffa

 

Bologna: la fionda del «comitato 33» contro i giganti dai piedi di argilla

A Bologna aumenta la tensione sul referendum sui finanziamenti alle scuole private  il cui significato di fondo va al di là della dimensione locale.

 

Il referendum consultivo che sta facendo tremare i partiti, specie il gigante dai piedi d'argilla, il PD bolognese, è nato da una decina di volontari riuniti nel «comitato 33», nome ispirato all'articolo della Costituzione che riconosce ai privati il diritto di istituire scuole ma  «senza oneri per lo Stato».

Il Nuovo che avanza e la Fine del Tempo

Il voto siciliano ha espresso un sommovimento tale da essere un buon auspicio per la possibilità che i prossimi sei mesi segnino un reale cambiamento di rotta nel nostro paese, anche se la strada è ben più lunga e restano una incognita sia la dimensione dell’astensionismo che i probabili colpi di mano che saranno tentati con la modifica del sistema elettorale per fermare il nuovo. L’Italia chiede di cambiare, ognuno dia il suo contributo.
 
 Fin dalla nascita nel 2009, il Gruppo delle Cinque Terre ha indicato nella conversione ecologica, nel ridimensionamento del sistema dei partiti e delle logiche di casta, e nella rivitalizzazione della partecipazione dei cittadini con nuovi strumenti di democrazia diretta, le chiavi indispensabili per superare l’anomalia italiana e avviare un percorso di cambiamento.