ecologia sociale

Olimpiadi, la sponda di Malagò per uscire dalla tempesta

 Giovanni Malagò, il numero uno del Coni, tende una mano alla sindaca Virginia Raggi, offrendole la via di fuga olimpica per uscire dalla bufera che si è abbattuta sulla giunta capitolina. La candidatura di Roma per il 2024 infatti non è l’ultimo dei perni attorno a cui ruota la «tempesta perfetta», come l’ha definita l’assessore all’Urbanistica Paolo Berdini, che scuote il governo pentastellato della Capitale.


Zero educazione alla catastrofe, l’Italia non cambia verso

Prima, durante e dopo. Territori insicuri, approccio sbagliato all’evento sismico. E dopo la tragedia ancora tende, simbolo di arretratezza culturale. Giappone e California su un altro pianeta


di Emanuele Piccardo *


Prevenzione ed educazione sono due parole poco attuate quando si parla di catastrofi ambientali come terremoti e alluvioni, soprattutto in Italia. In queste ore si assiste alla retorica del linguaggio della comunicazione, sia da parte dei giornalisti sia da parte dei politici. I geologi, gli unici esperti in materia, sono la categoria più inascoltata insieme ad architetti, ricercatori e antropologi che hanno trattato il tema della catastrofe negli anni. Le esperienze recenti dell’Aquila e dell’Emilia non hanno insegnato nulla, si continua ad agire nello stesso modo: zero prevenzione, zero educazione alla catastrofe.

 

Luoghi urbani in comune

di D. Patti , L. Polyak e M. Baioni *

Orti-giardini comunitari, mense sociali, servizi di assistenza sanitaria, educazione, sport e cultura, e ancora dopo scuola autorganizzati… Esperienze di auto-determinazione di comunità locali si diffondono in tante città. Qui raccontiamo quello che accade, ad esempio, ad Atene, Berlino, Liverpool e Rotterdam. Poco importa se queste esperienze hanno differenze e grandi fragilità, una cosa è certa: ovunque gruppi di cittadini hanno smesso di delegare e dimostrano che è possibile creare luoghi sociali

In molte città europee, come conseguenza delle varie ondate di crisi politiche ed economiche del passato decennio, il settore pubblico ha gradualmente ridotto l’erogazione di alcuni servizi. In alcune città, organizzazioni e gruppi di attivisti si sono impegnati a fornire quei servizi che non erano più offerti dalla pubblica amministrazione. Parallelamente, molti architetti, urbanisti e attivisti sociali hanno riconosciuto che i modelli di finanziamento e di organizzazione tradizionali non erano in grado di supportare iniziative di piccola scala e progetti urbani con un impatto sulle comunità locali, e hanno cominciato ad elaborare alternative per aiutare i cittadini ad accedere a questi servizi. Il crescente bisogno di infrastrutture e servizi alternativi che fossero autosufficienti e comunitari, ha avuto un impatto significativo sulle nostre città. Gli attori di queste iniziative sono emersi come protagonisti (mediatori, organizzatori ed esperti tecnici) di un nuovo movimento che si focalizza sul coinvolgimento sociale e su interventi di piccola scala, mettendo a sistema le risorse locali con i bisogni delle comunità.

 

Se da una parte la precarietà organizzativa ed economica di molte di queste iniziative ha portato alla conclusione di queste esperienze, dall’altra in alcuni casi ha comportato lo sviluppo di nuove sperimentazioni volte al consolidamento dei servizi di welfare alternativo erogati. Iniziative di questo tipo si sono sviluppate in varie città europee, con sfumature diverse a seconda del contesto specifico, e variano dalla gestione di spazi verdi a spazi culturali, da mense sociali a servizi di assistenza medica o educazione auto-organizzata. Questo articolo racconta le iniziative sviluppate ad Atene, Berlino, Liverpool e Rotterdam, mostrando come questo sia un trend crescente in Europa e mettendo in luce diversi aspetti del rapporto che si costruisce tra le comunità e gli altri attori locali.

   

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Barcellona, una okupa al potere. «Sarà una rivoluzione»

Ada Colau e le elezioni comunali di Barcellona del 24 maggio

di  Luca Tancredi Barone *
 
Nel paese della più grande bolla spe­cu­la­tiva immo­bi­liare euro­pea, dove, per dire, nel 2005 si costrui­vano più case che Ger­ma­nia, Fran­cia e Ita­lia assieme e si sti­mano più di 5 milioni di case vuote, mezzo milione di per­sone sono state but­tate fuori di casa ma man­ten­gono il loro debito con le banche.

E, nel più asso­luto disin­te­resse delle isti­tu­zioni, sono state aiu­tate dalla «Piat­ta­forma vit­time del mutuo» (Pah, dalla sigla in spa­gnolo), nata dalle ceneri del 15M a Bar­cel­lona e dif­fusa in tutto il paese. Che li ha aiu­tati a affron­tare le ban­che e soprat­tutto ha dato un tetto, occu­pando le case vuote delle ban­che, a migliaia di per­sone. Colau ne è stata la por­ta­voce e oggi, secondo alcuni son­daggi, la sua Bar­ce­lona en comú (Bar­cel­lona in comune) sarebbe il par­tito più votato (con circa il 26% dei voti, con­tro i 19% dell’attuale sin­daco, della demo­cri­stiana Con­ver­gèn­cia i Unió e con un con­si­glio comu­nale fram­men­ta­tis­simo).
 

Quando le lobby scrivono le leggi

di Gabriele Mandolesi *

Il governo si appresta a mettere mano all’articolo 14 della delega fiscale ( legge con cui il parlamento aveva rimandato al governo il compito di intervenire sul sistema fiscale, ndr), che dovrebbe portare a un riordino del settore dell’azzardo. È molto interessante analizzare bene sia i contenuti che il processo di consultazioni che si sta svolgendo per capire il peso delle lobby su questo settore.
Il sottosegretario con la delega ai giochi Pier Paolo Baretta ha incontrato in prima battuta i rappresentanti dell’industria (per gli amici Lobby). Fino a qua tutto bene, nel senso che sono una delle parti direttamente interessate e quindi ha senso incontrarli… il problema è che oltre a essere un primo incontro, sembrava avere anche l’aria di essere l’unica consultazione nei piani del governo, perché né i parlamentari dell’intergruppo contro il gioco d’azzardo, né i movimenti che rappresentano la società civile sono mai stati convocati e non hanno avuto modo di visionare la bozza dell’articolo 14.
 

Il mondo dei vivi

di  Guido Viale  *

Le informazioni che trapelano dall’inchiesta Mafia Capitale hanno la valenza di un carotaggio, nel tempo e nello spazio, degli strati di cui è composta la società italiana. Al di là delle ripartizioni dei suoi abitanti per professione, reddito o classe, infatti, anche la società dell’Italia repubblicana, come il mondo di Mafia Capitale, è da tempo suddivisa in tre strati dagli incerti confini: il mondo dei morti, quello dei vivi, e quello di mezzo.

Il triste crepuscolo della civiltà umana

di Noam Chomsky *

Alcuni scienziati sostengono che 250 anni fa ha avuto inizio una nuova era, l’Antropocene, in cui l’attività umana ha cominciato ad avere gravi effetti sull’ambiente
 
Non è piacevole pensare a quello che passa per la mente della civetta di Minerva mentre cala il crepuscolo e deve interpretare l’era della civiltà umana, che probabilmente si avvicina alla sua ingloriosa fine. Quest’era è cominciata circa diecimila anni fa nella mezzaluna fertile, che si estendeva dalle terre comprese tra il Tigri e l’Eufrate attraverso la Fenicia, sulla costa orientale del Mediterraneo, fino alla valle del Nilo e da lì alla Grecia e oltre. Quello che succede oggi in questa regione è una dolorosa lezione su quanto una specie può cadere in basso. Negli ultimi anni la terra del Tigri e dell’Eufrate è stata teatro di indicibili orrori.
 
L’aggressione voluta da George W. Bush e Tony Blair nel 2003, che molti iracheni hanno paragonato alle invasioni mongole del tredicesimo secolo, è stata un colpo letale. Ha distrutto buona parte di quello che era sopravvissuto alle sanzioni contro l’Iraq decise dalle Nazioni Unite su istigazione di Bill Clinton e definite “genocide” da insigni diplomatici come Denis Halliday e Hans von Sponeck.
Una delle conseguenze dell’invasione è illustrata dalla guida alla crisi in Iraq e Siria pubblicata dal New York Times, che mostra come in pochi anni Baghdad sia passata dall’essere un aggregato di quartieri in cui razze e religioni si mescolavano, a delle enclave settarie in cui predomina l’odio reciproco. I conflitti scatenati dall’invasione si sono estesi ben oltre e ora stanno lacerando l’intera regione.
 

La strage dei contadini

 

di
     
       di Marinella Correggia *
 

La giornata della Terra. Il rapporto di un’organizzazione per i diritti umani denuncia l’aumento degli omicidi di braccianti e ambientalisti

 

 
Per oltre ses­santa dei suoi ottan­totto anni, Kri­sh­nam­mal Jagan­na­than, per tutti Amma (mamma) è stata giorno e notte impe­gnata ad affer­mare nella sua India i diritti dei sen­za­terra fuo­ri­ca­sta (un bino­mio quasi fisso) e quelli di madre natura. Rac­conta spesso il secondo evento deci­sivo della sua vita – il primo fu l’incontro con il mahatma Gan­dhi. Erano gli anni ’70 e mal­grado l’indipendenza i lati­fon­di­sti con­ti­nua­vano a sfrut­tare i brac­cianti e a com­met­tere atro­cità. In un vil­lag­gio del Tamil Nadu, dopo un lungo scio­pero di pro­te­sta decine di lavo­ra­tori, donne, bam­bini, uomini, vec­chi, furono chiusi in un capan­none e arsi vivi come puni­zione. Alla noti­zia, Kri­sh­nam­mal arrivò sui luo­ghi dal Bihar – dove stava par­te­ci­pando alla cam­pa­gna gan­d­hiana per il “dono della terra” o bhoo­dan — e non se ne andò più. In Tamil Nadu fondò il Movi­mento Lafti per la libe­ra­zione dei brac­cianti e per una vera riforma agra­ria, insieme al marito Jagan­na­than (Appa, papà), morto l’anno scorso a 100 anni.
 

Attenti al TTIP : “Partenariato Trans-atlantico per il Commercio e gli Investimenti”

Come è noto, dal 10 marzo scorso è in corso a Bruxelles il terzo step finale delle trattative UE-USA per giungere ad un “Partenariato Trans-atlantico per il Commercio e gli Investimenti” (TTIP) finalizzato alla rimozione delle barriere commerciali (leggi, norme e regolamentii) che nei vari settori vengono considerati ostacolo all'acquisto e alla vendita di beni e servizi tra le due sponde dell'Atlantico.

Il Circolo cultururale "AmbienteScienze" di Cremona, è preoccupato dai rischi che potrebbero verosimilmente nascondersi in questa trattativa per la salute e per l'ambiente, ad esempio per gli interventi nei settori alimentare ed energetico, ovvero sulla possibile liberalizzazione delle coltivazioni Ogm, sull'anonimato delle fonti dell'alimentazione animale, sull'approvvigionamento di idrocarburi tramite il fracking.
 

Perché i bambini finlandesi dormono nelle scatole di cartone?

di Pattinando*

Il governo finlandese da settantacinque anni dona una scatola di cartone alle donne in attesa di un bambino. La scatola contiene il necessario per il bambino e può essere utilizzata come letto. Molti dicono che ha contribuito a far raggiungere alla Finlandia uno dei tassi di mortalità infantile più bassi del mondo. La scatola di cartone in Finlandia è una tradizione che risale al 1930, è stata progettata per dare a tutti i bambini, non importa il loro ceto sociale, un uguale inizio nella vita.

 

La scatola di cartone (“il pacco maternità”), un regalo del governo

Il pacco maternità – un regalo del governo – è a disposizione di tutte le donne incinte, contiene (vedi foto): - Materasso, coprimaterasso, sottolenzuolo, copripiumino, coperta, sacca / trapunta con imbottitura in pelo naturale (pelo di cammello o lana di pecora naturale); - scatola che può essere utilizzata come lettino; - tuta, cappello, guanti e stivaletti coibentati; - abito con cappuccio e una tuta leggera lavorata a maglia; - calze e guanti, cappello lavorato a maglia e passamontagna; - body, tutine, calzini in modelli e colori unisex; - accappatoio, asciugamani, forbicine per le unghie, spazzola per capelli, spazzolino da denti, termometro da bagno, tubetto di crema, salviette; - libro illustrato e giocattoli per la dentizione. La scatola con il materassino diventa il primo letto di un bambino. Molti bambini, di ogni estrazione sociale, hanno i loro primi sonnellini in sicurezza all’interno delle quattro pareti di cartone della scatola. Le mamme possono scegliere tra il pacco maternità, o una sovvenzione diretta in denaro, ora fissata a 140 euro, ma il 95% preferisce la scatola di cartone, vale molto di più.