economia

«Perché si vuole aumentare l'Iva, ma non si introduce una tassa sulle transazioni finanziarie?»

Dopo lo scandalo Libor, un'intervista a Sonia Falconieri dalla Business School londinese

di Luca Aterini *

Tempo fa, l'ormai ex-amministratore delegato di Barclays si presentò davanti ai parlamentari di Westminster affermando che «il tempo dei rimorsi per i banchieri è finito»: ora Robert Diamond è stato costretto a dimettersi a causa dello scandalo Libor. La manipolazione del London interbank offered rate - ovvero il tasso di riferimento con cui le banche si prestano tra di loro denaro - ha fruttato corposi arrotondamenti di stipendio a operatori e dirigenti, con lo scotto dei 453 milioni di dollari, la sanzione pagata da quella che è una delle maggiori banche d'investimento al mondo. "Incidentalmente" però, questo scotto è allargato alla cittadinanza, poiché manipolando il Libor si interferisce coi tassi d'interesse che imprese e famiglie dovranno pagare per accedere al credito. Con l'auspicio che finalmente, anche nella City, possa profilarsi come conseguenza dell'ennesimo scandalo finanziario, un'operazione di giudiziaria in stile "Mani pulite", greenreport.it ha contattato Sonia Falconieri, senior lecturer presso la Cass business school del City university London, tra le maggiori scuole di business del mondo, per uno sguardo sul mondo della finanza dall'interno dell'occhio del ciclone che si è abbattuto su Londra.

Un Manifesto per il [buon]senso economico

  Paul Krugman, premio Nobel dell’Economia 2008, e Richard Layard, direttore di un centro studi della London School of Economics, hanno promosso sul Financial Times un manifesto per il buon senso in economia.


Più di quattro anni dopo l’inizio della crisi finanziaria, le principali economie avanzate del mondo restano profondamente depresse, una scena che ricorda fin troppo quella del 1930. E la ragione è semplice: ci affidiamo alle stesse idee che hanno governato le azioni di politica economica nel 1930. Queste idee, da tempo smentite, comprendono errori profondi sia sulle cause della crisi che sulla sua natura che sulla risposta appropriata.

Grecia: L'uomo che tiene in sospeso l'Europa

Alexis Tsipras non indossa la cravatta, è giovane, ha 37 anni, carismatico, e secondo la maggior parte dei sondaggi, potrebbe vincere le elezioni del 17 giugno.

Queste elezioni determineranno il futuro della Grecia, la loro permanenza o meno nella zona euro e, in definitiva, la stabilità dell'Unione europea (UE). Nel bel mezzo della campagna, La Nacion ha intervistato la grande rivelazione delle elezioni del 6 maggio, che rappresenta la vittoria delle forze contro l'austerità. Tsipras è una speranza di cambiamento per molti greci, soffocati dai programmi di adeguamento imposti dall'UE e dal FMI in cambio di un salvataggio miliardario. Ma è, a sua volta, l'uomo che tiene in sospeso l'Europa: la sua vittoria potrebbe portare alla rottura della zona euro.

Sofia Sakorafa : “Se restare nella zona euro significa la distruzione della Grecia, noi dovremo andarcene”

 Sofia Sakorafa, deputata di Syriza e parlamentare con il maggior numero di preferenze, avverte che non verrà tollerato che la crescita della Germania o della Francia avvenga a spese del popolo greco.


Un poster di Hugo Chavez decora l’ufficio di Sofia Sakorafa (Trikala, 1957) nel quartiere di Exarchia, dove non c’è facciata che si salvi da qualche graffito anarchico. Ex deputata del Pasok, appartiene alla coalizione di sinistra radicale Syriza ed è stata la parlamentare più votata nelle elezioni del 6 maggio. Ex lanciatrice olimpionica di giavellotto, è stata il primo membro del Pasok a dissentire, votando contro il piano di aggiustamento imposto alla Grecia dall’Unione europea, il che ha portato alla sua espulsione dal partito. “Non potevo ritrovarmi in un partito che ha virato verso destra e ha messo in attuazione una politica neoliberista, che rompe con le sue tradizioni e con il suo programma delle origini.”

Tassa sulle transazioni finanziarie: il Parlamento europeo scavalca la Commissione Ue

  Podimata (Pasok): «Non dobbiamo avere paura dell'allarmismo degli speculatori più temerari» *

Secondo un parere approvato oggi dal Parlamento europeo «La tassa sulle transazioni finanziarie (Ttf), così come proposta, dovrebbe essere migliorata per garantire una copertura più ampia e rendere svantaggiosa l'evasione».


Il testo, approvato con 487 voti a favore, 152 contrari e 46 astensioni, propone di «Andare avanti col progetto legislativo anche nel caso in cui solo alcuni Stati membri lo dovessero sostenere». Gli eurodeputati «Ritengono adeguate le aliquote fiscali proposte dalla Commissione (0,1% per azioni e obbligazioni e 0,01% per i derivati)» e sottolineano che «Solo i fondi pensione dovrebbero essere esentati».

Multiutility: se il sindaco diventa finanziere

 di Emilio Molinari *

Acqua, energia, smaltimento dei rifiuti: i Comuni del nord sono pronti a fondere in una grande holding la gestione di tutti i servizi essenziali per i cittadini. Un errore catastrofico


Una riflessione può cominciare dal corteo romano sull’acqua pubblica e dal resoconto che ne ha fatto il manifesto del 4 maggio. Anche se oggi può sembrare piccola cosa, di fronte al terremoto delle amministrative che boccia clamorosamente il governo e l'ineluttabilità del mercato, mi convince ancora di più della necessità di sollecitare una riflessione anche sui contenuti. Il movimento romano dell'acqua si mobilita, assieme anche ai “minisindaci” dei municipi e a tutte le associazioni, contro il sindaco di Roma che sta decidendo di vendere il 21% delle azioni di Acea, l’impresa locale che gestisce l’acqua e altri servizi cittadini, perdendo la maggioranza. La mia riflessione è andata più in là: mi sono chiesto se a Milano, dove pure si sta sviluppando qualcosa di molto più grosso e di politicamente più rilevante, si è in grado di sviluppare una simile mobilitazione a favore dell’acqua pubblica. La risposta è molto deludente. Non ce la facciamo, anzi non lo vogliamo fare. Perché prima di tutto ci sentiamo dalla parte di quest’amministrazione, l’abbiamo votata e sostenuta, ne abbiamo condiviso le speranze. Il referendum le ha dato forza e la lega al nostro movimento.

Fiscal Compact. L’Italia non è più sovrana

 di Valerio Lo Monaco *

I Senatori - complici - approvano il Pareggio di Bilancio in Costituzione e consegnano lo Stato nelle mani dei tecnocrati.

Il Pareggio di Bilancio in Costituzione è stato firmato. Senza che i cittadini italiani ne sappiano nulla o quasi, né nulla di fatto hanno saputo di quanto stava accadendo, complici i media di massa che hanno alzato una cortina fumogena davanti alla vera, fondamentale, notizia di questi giorni, adesso la nostra Costituzione prevede che si debba rispettare ogni anno il pareggio dei conti dello Stato.

Con questa norma, dal punto di vista pratico, lo Stato non potrà più operare delle scelte, magari volte a soluzioni che possano dare dei frutti più in là di un periodo di tempo limitato, se queste dovessero andare oltre i meri conti.

4 Alternative possibili al culto del PIL

 di Pamela Pelatelli *

Il sospetto aleggiava nell'aria da tempo. Che il sistema di crescita economica sperimentato a partire dal dopoguerra da una manciata di Paesi situati nell'emisfero Nord del pianeta fosse insostenibile, era già chiaro a numerosi economisti nei lungimiranti Anni Settanta. C'è voluto l'arrivo di un nuovo Milennio, le crisi petrolifere, quelle finanziarie e il caos climatico per prendere seriamente in considerazione quella "diceria dell'untore" a cui nessuno voleva dar ascolto.

Che il consumo illimitato di risorse naturali si sarebbe scontrato con la limitata capacità della Natura di assorbirne i contraccolpi, stava scritto in qualche legge fisica che abbiamo consapevolmente ignorato. Dopo il clamore delle prime scomode verità si è passati a un atteggiamento più pragmatico: green economy, energie rinnovabili, Co2 e Kyoto sono diventate parole da caffè al bar. Nuove, ma ancora inserite nel ring di una logica consumata.

Mafie italiche: 137 miliardi di utile

 di Redazione *
I commercianti e gli imprenditori ogni giorno subiscono milletrecento reati, praticamente cinquanta ogni ora, quasi uno al minuto. La criminalità organizzata con un fatturato complessivo di oltre 137 miliardi di euro e un utile di oltre 104 miliardi di cui oltre 65 miliardi in denaro contante, è «la più grande azienda italiana».

Perché sto lasciando Goldman Sachs

 di Greg Smith *

Oggi è il mio ultimo giorno a Goldman Sachs. Dopo quasi dodici anni in azienda - prima come tirocinante estivo mentre ero a Stanford, poi a New York per dieci anni, e ora a Londra - credo di aver lavorato abbastanza a lungo per comprendere la traiettoria della sua cultura, della sua gente e della sua identità. E posso dire onestamente che l'ambiente ora è tossico e distruttivo come non l’ho mai visto prima. Per spiegare la cosa nel modo più semplice, gli interessi del cliente continuano ad essere secondari rispetto al modo in cui opera questa azienda e al pensiero di guadagnare soldi. Goldman Sachs è una delle più grandi e più importanti banche d’investimento al mondo ed è troppo integrale alla finanza globale per poter continuare ad agire in questo modo.