di Federi
ca Martiny *
La BCE scopre Aristotele come padre dell’economia, ma per il filosofo le ricchezze non possono essere accumulate senza fine e l’obiettivo è la “vita buona” Lo scorso 15 novembre a Budapest, Benoît Cœuré, uno dei membri dell'Executive Board della Banca Centrale Europea, ha iniziato la sua introduzione al convegno su costi ed efficienza nei sistemi di pagamento al dettaglio citando Aristotele, in quanto è stato colui che per primo ha teorizzato le tre funzioni della moneta: riserva di valore, unità di conto e mezzo di scambio.
La citazione era funzionale a concettualizzare il mandato e l’opera della BCE nell’attuale situazione di crisi. In un momento come questo, tuttavia, sarebbe stato più utile ricordare cosa scrisse Aristotele sull’economia. Aristotele è stato il primo a essersi chiesto a che cosa serve l’economia: «Che l’oiconomia, (l’amministrazione della casa e delle proprietà) e la crematistica (l'arte di accumulare ricchezze) non siano identiche è chiaro: infatti all’una spetta procurare i beni, all’altra usarli», scrive il filosofo nel I libro della Politica e più avanti specifica: «Una sola specie di acquisto è una parte naturale dell’economia: quella che si deve praticare per raccogliere i mezzi necessari alla vita e utili alla comunità politica e familiare.