inquinamento

Un Mediterraneo croce e delizia…. di plastica e di rumore

  di Enza Plotino *

 

Il Mediterraneo, un “piccolo mare” che conserva e nasconde grandi bellezze e tante sorprese nei due mondi, quello sommerso e quello scaldato dal sole. Il Mare Nostrum, chiuso tra Europa, Asia e Africa, su cui si affacciano coste, penisole abitate da tanti popoli diversi e isole come la Sardegna per la quale rappresenta una culla, una protezione, ma anche una via di comunicazione con il resto del mondo. E gli abitanti di queste terre hanno sempre sfruttato a piene mani le risorse che il Mediterraneo ha benevolmente ceduto. Un mare buono infatti, è il Mediterraneo. Mai nessuno nei millenni passati né ha parlato con spavento o paura. Chi lo ha attraversato e lo attraversa tutt’ora, così come chi vive sulle sue coste, lo guarda con affetto, mai con angoscia.

 

Ma questo amore sconfinato non ha impedito l’aggressione, quella sì spaventosa, che ne ha fatto la pattumiera di tutti i Paesi che lo abitano, inclusa l’Italia che è, secondo un rapporto dell’Unep, il 3° paese inquinatore dopo la Turchia e la Spagna. Inquinamento da plastiche: di questo è gravemente malato il nostro mare. Ogni giorno finiscono nel Mar Mediterraneo 731 tonnellate di rifiuti di plastica. Nelle zone costiere, comprese le isole, e la Sardegna tra le altre, vivono 208 milioni di persone che producono 361.000 tonnellate di spazzatura al giorno, il 10% plastica, di cui il 2% si riversa nel Mare Nostrum.

 

La giustizia climatica non può attendere

 Intervista a Dorothee Häussermann. L’attivista tedesca spiega perché la disobbedienza civile è l’unica arma che abbiamo per fermare il consumo di combustibili fossili. «C’è un enorme lavoro da fare per riorganizzare radicalmente la nostra vita quotidiana e oggi abbiamo la tecnologia per farlo. Bisogna politicizzare il senso comune. Chi punta sul carbone sappia che saremo un costo altissimo per il suo investimento»

di Daniela Balicco °

Lo scorso luglio è stato il mese più caldo di sempre. Le temperature medie mondiali continuano a salire. Sono 360 ormai i mesi consecutivi con una temperatura più alta rispetto a quella media registrata durante tutto il secolo scorso. 360 mesi di fila, 30 anni. E il 2016 si preannuncia già come l’anno che batterà ogni record. Se dai protocolli di Kyoto agli accordi di Parigi qualche passo in avanti è pure stato fatto, la velocità del riscaldamento climatico e soprattutto l’aumento della concentrazione di anidride carbonica nell’atmosfera (dal 2014 siamo ben oltre la soglia dei 350 ppm, ritenuta da molti climatologi, fra cui James Hansen, come la soglia di concentrazione oltre cui la biosfera è a rischio) richiederebbero azioni istituzionali, drastiche e immediate.

Marocco, vietata “importazione, esportazione, produzione e uso di sacchetti in plastica”

 Dal 1° luglio entra in vigore l'attesa legge sullo stop ai sacchetti di plastica. Una legge che mette il il Marocco ai primi posti nella lotta ai sacchetti in vista della Marrakech Climate Change Conference (Cop22) di novembre

 

di Luigi Vendola *

 

Dal 1 luglio in Marocco con l'entrata in vigore della legge 77-15, sarà vietata l'importazione, l'esportazione, la produzione e l'uso di sacchetti di plastica monouso e, per chi non rispetterà la nuova norma, sono previste pesanti sanzioni. È notizia di qualche giorno fa che il Ministero dell'Interno marocchino si sta dando un gran da fare per trasmettere e far recapitare tempestivamente ai wali (l'equivalente dei nostri presidenti di regione, nominati direttamente da re Mohammed VI), a tutte le prefetture (aree urbane) e alle provincie (aree rurali) il testo della nova legge e un messaggio che gli invita ad attivarsi concretamente per far rispettare il divieto.

 

Referendum, votare "Sì" per non farsi sfuggire un'occasione

 Il referendum sulle trivellazioni petrolifere in mare può rappresentare l’occasione per avviare un profondo ripensamento della nostra strategia energetica. Il petrolio è il passato, il futuro è fatto di efficienza energetica, rinnovabili, mobilità elettrica. Le ragioni per votare “Sì” domenica 17 aprile.

 

di Gianni Silvestrini *

 

In tutto il mondo si abbandonano progetti di nuove esplorazioni e trivellazioni a causa delle bassissime quotazioni del greggio e del metano. L’ultima notizia viene dalla vicina Croazia dove il nuovo premier, Tim Oreskovic, ha annunciato una moratoria nell'Adriatico. Anche alcune società che volevano esplorare i nostri mari hanno fatto marcia indietro. Il referendum sulle trivellazioni, pur nei tempi strettissimi concessi, può rappresentare un’occasione per analizzare l’evoluzione del mondo dei fossili e per riflettere sulla debolezza della nostra politica energetica, sulle scelte da fare e sugli investimenti da evitare.

 

Accordo Usa Canada: giù le emissioni di metano dagli impianti petroliferi e gasieri esistenti

Obama: il cambiamento climatico minaccia più grande del Daesh

 

Il presidente Usa Barack Obama ha detto che la barbarie dello Stato Islamico/Daesh è una minaccia terribile, ma che è il cambiamento climatico la vera minaccia esistenziale per gli Usa, poi ha incontrato il giovane premier canadese Justin Trudeau e ha annunciato che L’Environmental Protection Agency (Epa) limiterà le emissioni di metano dagli impianti petroliferi e di gas esistenti .

 

Cop21: c’è l’accordo. E’ storico?

di Anna Maria Merlo *

 

Suspense fino all’ultimo, poi un colpo di martello di Laurent Fabius e di Christiana Figueres dell’Onu alle 19,28, la Tour Eiffel scatenata con lampi di luce: l’accordo di Parigi della Cop21 è approvato. Una “svolta storica”, come afferma Fabius, presidente della Cop21, che parla di accordo “giusto, durevole, dinamico, equilibrato, giuridicamente vincolante”? Addirittura “un messaggio di vita”, come lo ha definito François Hollande dopo un riferimento alla “Francia straziata” dagli attentati? Un compromesso con delle pecche, come ha affermato Kumi Naidoo di Greenpeace, che vede “un accordo che mette le energie fossili nella parte sbagliata della storia”, ma “non risponde alla domanda: come arriveremo a realizzare gli obiettivi”? Un testo che non fornisce “nessuna garanzia di sostegno per i più colpiti dall’impatto del climate change”, come ha commentato Tasneem Essop del Wwf? Una delusione, come affermano molti militanti che hanno manifestato ieri a Parigi, che non fermerà il riscaldamento climatico che corre verso +3° al minimo? “Polvere negli occhi”, nel giudizio degli Amis de la Terre? Comunque, come afferma l’ambasciatore del clima Nicola Hulot, la mobilitazione è stata tale che “più nulla la fermerà”.

 

Cop21, il rischio di un mini accordo

 Climate change. Il testo finale perde pagine, ai ministri due versioni (sperando che non ce ne sia una terza, ulteriormente ridotta). Il blocco sui finanziamenti e sulla "differenziazione". La manifestazione del 12 dicembre ci sarà

 

di Anna Maria Merlo *

 

Le 80 tonnellate degli enormi blocchi di ghiaccio, che gli artisti Olafur Eliasson e Minik Rosing hanno prelevato dalla disintegrazione della Groenlandia e sistemato in un’installazione suggestiva in place du Panthéon, si stanno progressivamente sciogliendo per le temperature miti di questi giorni a Parigi. Al Bourget, anche il testo dell’eventuale accordo della Cop21 sta sciogliendosi, nel senso che dalla prima versione di 55 pagine, messa a punto a Bonn a metà ottobre, si è ormai passati prima a una proposta di 50 pagine e, ieri sera, a un ulteriore compromesso di 32 pagine. La notizia potrebbe essere anche buona — ci sono meno parentesi quadre, cioè in una settimana di trattative si è passati da 140 punti controversi a 75, mentre le «opzioni» si sono anch’esse dimezzate, da un po’ più di 200 a un centinaio. Il disgelo non dovrebbe però essere esagerato: a Copenhagen, alla Cop fallita del 2009, l’ultima versione era di 3 pagine, ridotta all’osso anche a causa di un blitz della presidenza, cioè una versione alternativa redatta in segreto. Questa tentazione esiste anche alla Cop21.

 

All’Italia piacciono fossili: 3,5 miliardi di dollari all’anno regalati a petrolio, gas e carbone

Questa è una delle stime più conservative. L'Fmi parla di 4,02 mld di dollari solo per il carbone, Legambiente di 17,5 miliardi di euro. Troppi incentivi a trivelle nazionali ed estere, CIP6, consumi di energie fossili nelle isole minori

 

di Umberto Mazzantini *

 

Il nuovo rapporto “Empty promises G20 subsidies to oil, gas and coal production”,diffuso da Oil Change International e Overseas Development Institute a pochi giorni dall’inizio della Cop 21 di Parigi, dedica naturalmente una scheda d’approfondimento all’Italia: il nostro Paese non fa certo la figura del campione ambientale, che vuole davvero ridurre le emissioni di gas serra e lasciare nel sottosuolo i combustibili fossili che provocano il riscaldamento globale. Tra il dire e il fare, tra le promesse al G20 e al G7, il discorso all’Onu di Matteo Renzi e gli impegni europei, ci sono le trivellazioni petrolifere, i CIP6 e perfino i finanziamenti ai consumi di combustibili fossili nelle isole minori, per non parlare di come e dove il nostro governo finanzia l’estrazione e il consumo dei combustibili fossili all’estero.

 

Inquinamento, in Italia record Ue di morti premature: “Nella Penisola 84.400 decessi su 491mila”

 Un rapporto dell’Agenzia europea dell’ambiente attribuisce il record negativo a tre agenti killer: le micro polveri sottili, il biossido di azoto e l’ozono presente nei bassi strati dell’atmosfera.

L'area più colpita è quella della Pianura Padana, in particolare Brescia, Monza e Milano ma anche Torino Tra i 28 Paesi dell’Unione europea l’Italia è quello con il più alto numero di morti premature rispetto alla normale aspettativa di vita a causa dell’inquinamento dell’aria.

La conferenza COP21 ( #decrescitapercop21) *

Stati Uniti e Cina, i maggiori produttori di gas serra del pianeta, hanno annunciato l’impegno per una significativa riduzione delle emissioni nel corso della conferenza COP21 di Parigi. Si tratta senza dubbio di un passo in avanti importante rispetto a quanto accaduto sei anni fa a Copenaghen quando, prima ancora di iniziare le trattative sul clima, le due potenze si accordarono preventivamente per impedire l’applicazione di qualsiasi accordo vincolante. Meglio tardi che mai, ma non bisogna sopravvalutare i proclami sia perché, in concreto, le proposte non sembrano adeguate per porre un argine al paventato aumento di 2°C della temperatura media del pianeta rispetto all’era preindustriale, sia perché ci troviamo di fronte all’ennesimo caso di strumentalizzazione del problema ecologico camuffata da preoccupazione ambientale.