economia

Luciano Gallino: ‘Fine della democrazia? Iniziò con Thatcher. E continua con Renzi’


Il voto dei cittadini conta sempre di meno, i margini di manovra dei governi eletti - quando sono davvero eletti - sono sempre più ridotti. La logica dell'"autoritarismo emergenziale" fa il resto. Un vizio che, secondo il sociologo, ha origine negli anni Ottanta e nell'avvento del neoliberismo. Così le riforme volute dal presidente del consiglio "rispetto alla gravità della crisi si collocano tra il dramma e la barzelletta". Come venirne fuori? "Affiancando all'euro una moneta parallela. A meno che non sia la Germania a buttarci fuori"

 

( Davide Turrini su ilfattoquotidiano - 24 settembre 2015 )

“La vera società non esiste: ci sono uomini e donne, e le famiglie”, spiegava Margaret Thatcher nel lontano 1980. L’inizio della fine della democrazia che l’Europa sta vivendo nel 2015, l’annus horribilis in cui Banca centrale Europea e Fmi piegano il volere di cittadini e governo greco, è lì. All’origine dell’applicazione pratica delle politiche neoliberiste, sostiene il sociologo Luciano Gallino.
 

La Primavera di Atene

 il discorso di Yanis Varoufakis alla Festa della Rosa di Frangy-en-Bresse. Traduzione integrale in tre parti e fonte: Essere Sinistra - settembre 2015

 
“ Un documento straordinario per comprendere il colpo di Stato antidemocratico che l’Eurogruppo ha perpetrato nei confronti della Grecia, la condizione di protettorato politico ed economico in cui versa la Grecia oggi e colpirà chiunque si opporrà ai diktat relativi all’austerità dei Signori dell’Euro. E’ una guerra contro la democrazia. E la stiamo perdendo”
 

Verso una regressione di settanta anni

 

Syriza chiama la sinistra europea. Non vi è «Grexit» che non conduca all’esclusione della Grecia dall’Unione europea, che porterà alla disintegrazione di quest’ultima

 

( Étienne Balibar *  il manifesto  - 10 luglio  2015 )

Per­ché i Fran­cesi seguono le tappe della «crisi greca» con una tale pas­sione, come se la pro­pria sorte ne dipen­desse? Per­ché è pro­prio così, ne va del loro destino. Ognuno di noi è coin­volto per ragioni per­so­nali, pro­fes­sio­nali ed intellettuali.
Ma la que­stione di fondo è quella poli­tica: è l’attualità della poli­tica, la sua resi­stenza alla gover­nance, la sua capa­cità di ricon­qui­stare il posto che deve occu­pare in una società di per­sone libere.
Ecco cin­que ipo­tesi, che credo siano con­di­vi­si­bili, ma di cui sono l’unico responsabile.
 

Stangata sulla bolletta dell'acqua: è aumentata fino a costare più della minerale

   Aumenta la bolletta dell'acqua degli italiani, fino a costare più di quella minerale.

Ad aumentare notevolmente (+74%), rileva l'Istat, è stata la spesa media mensile effettiva delle famiglie per "l'acqua nell'abitazione principale", da 12,16 euro del 2008 a 21,18 euro del 2013. La spesa media mensile delle famiglie per l'acquisto di acqua minerale, invece, si attesta nel 2013 a 11,42 euro, il 4,5% in meno del 2012. Si tratta quindi di quasi la metà di quella sostenuta per il servizio di acqua per l'abitazione.
 

A sinistra l'euro diventa un dilemma

L'economia europea è impantanata tra stagnazione e depressione, e nessun paese può riuscire da solo a rovesciare l’andamento della congiuntura

di Carlo Clericetti *

La tesi che l’Italia debba uscire dall’euro per non subire danni irreparabili non ha avuto fino ad oggi molti sostenitori nel nostro paese. A livello politico due partiti di opposizione, 5Stelle (ma con una posizione altalenante e non del tutto chiara) e la Lega, alla ricerca di uno spazio politico dopo essere arrivata a un passo dalla scomparsa e sull’esempio del Front National di Marine Le Pen, con il quale è alleata in Europa. Tra gli economisti, pochi e per lo più eterodossi, con la ragguardevole eccezione di Paolo Savona che è stato forse il primo a porre con decisione il problema. La maggior parte degli economisti si è piuttosto dedicata a proporre soluzioni di politica economica che fossero in grado di far superare all’Europa questa crisi che sembra infinita.

La crescita economica crea povertà

di Vandana Shiva *

Il PIL, o Prodotto Interno Lordo, è risultato essere il concetto dominante dei nostri tempi. Tanto da ritenerlo il metro di misura del benessere delle nazioni. La crescita senza limiti, una fantasia di economisti, uomini d’affari e politici, è invece vista come sinonimo di progresso. Questo nonostante crei povertà attraverso la distruzione sia della natura che della capacità di intere comunità di auto-sostentarsi. La “crescita” ed il PIL si basano sulla creazione di un confine artificiale e fittizio, assumendo che se consumi ciò che produci, allora non produci. In effetti, la “crescita” misura la conversione della natura in denaro, e dei beni comuni in merci.
I sorprendenti cicli di rinnovamento della natura, come quello dell’acqua, non sono visti come produttivi. Secondo il paradigma della “crescita”, i contadini di tutto il mondo, che forniscono il 72% del cibo, non producono, e le donne che svolgono la maggior parte del lavoro non lavorano.
 

Decreto "Sblocca Italia", un ritorno al passato verso la privatizzazione dell'acqua e dei beni comuni

Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua: Comunicato Stampa

 
Solo venerdì è stato pubblicato il testo del cosiddetto decreto "Sblocca Italia". Ci sono voluti quasi 15 giorni prima che venisse alla luce essendo stato licenziato nel Consiglio dei Ministri del 29 Agosto scorso. Un lungo travaglio che, però, non è servito per migliorarne il contenuto.
Anzi si tratta di un provvedimento che segnala un deciso cambio di fase nelle politiche governative costruendo un piano complessivo di aggressione ai beni comuni tramite il rilancio delle grandi opere, misure per favorire la dismissione del patrimonio pubblico, l'incenerimento dei rifiuti, nuove perforazioni per la ricerca di idrocarburi e la costruzione di gasdotti, oltre a semplificare e deregolamentare le bonifiche.

Ma ciò che, come Forum dei Movimenti per l'Acqua, c'interessa maggiormente evidenziare è la gravità di quelle norme che, celandosi dietro la foglia di fico della mitigazione del dissesto idrogeologico (Capo III, art. 7), mirano di fatto alla privatizzazione del servizio idrico.

Germania: Locomotiva e Salario minimo

Germania, la qualità e non il costo del lavoro *

 

 La locomotiva tedesca e il salario minimo. Scrive Paul Krugman: da decenni la Germania continua ad esportare alla grande. Non perché produce l’ultimo gadget tecnologico, ma perché mantiene, anno dopo anno, la reputazione di nazione in grado di produrre merci di qualità. Annota: La manodopera in Germania è costosissima, anche rispetto gli Stati Uniti.

 

Il problema non è la ricchezza ma la sua distribuzione

di Andrea Strozzi  *

Le severe posizioni sull’iniquità distributiva dell’indiscusso astro nascente della macroeconomia Thomas Piketty sono appena state affiancate ai precetti dell’ultima esortazione apostolica di Papa Francesco “Evangelii Gaudium” da S. Zabala, professore di filosofia dell’Università di Barcellona, nel bell’articolo “Piketty and the Pope: why Marx is back”. Lo stesso Pontefice, qualche settimana fa, ha posto i sigilli alla questione con questo tweet lapidario: “La disuguaglianza è la radice dei mali sociali”.
Sulla scia di intellettuali di spessore planetario come N. Chomsky, il tema della distribuzione della ricchezza è agitato dai movimenti antagonisti di tutto il globo (Occupy Wall Street, Indignados…) e, conseguentemente, lo si può trovare persino sui vetrini dei microscopi di qualche illuminato ricercatore: poco più di un anno fa, utilizzando la teoria dei sistemi complessi, il semisconosciuto ricercatore geofisico B. Werner ha stupito la comunità scientifica internazionale riunitasi all’American Geophysical Union, dimostrando come le pulsioni sociali di matrice rivoluzionaria costituiscano l’unico (e ultimo) baluardo sistemico alla insaziabile voracità di quel capitalismo economico-finanziario che, per espandersi ipertroficamente su tutto il pianeta, ne sta distruggendo le risorse, compromettendone irreversibilmente la salute.
 
 

Lisbona esce da piano di salvataggio. Ma 3 anni di troika hanno affossato l’economia


di Silvia Ragusa *

Il premier Pedro Passos Coelho ha annunciato che il Portogallo uscirà dal programma di assistenza e non chiederà ulteriori aiuti. Secondo il ministro dell'Economia, Paulo Portas, è "missione compiuta". La disoccupazione però ha superato il 16% e negli ultimi due anni ogni giorno 350 cittadini si sono trasferiti all'estero

 “Missione compiuta”. A Lisbona le laconiche parole usate dal vicepremier e ministro dell’Economia, Paulo Portas, per riassumere la situazione economica del Paese, risuonano ancora di bocca in bocca. Venerdì la troika (Unione europea, Banca centrale europea e Fondo monetario internazionale) ha approvato la dodicesima e ultima revisione dei conti dello Stato in merito all’assistenza finanziaria che ha portato nelle casse del Portogallo 78 miliardi di euro di aiuti per superare la crisi degli ultimi anni. Risultato: il prossimo 17 maggio sarà una data storica per tutti i portoghesi, perché il Paese si riapproprierà dell’indipendenza finanziaria (come ha fatto Dublino nel dicembre 2013) per di più senza alcun programma di aiuti extra. Lo ha annunciato domenica il premier Pedro Passos Coelho: “Usciremo dal programma di assistenza senza ricorrere a nessun piano precauzionale”, ha detto il presidente del Consiglio dalla sua residenza ufficiale, dopo la riunione straordinaria del Consiglio dei ministri.