no casta

Che cosa vogliono i massoni da noi? E poi, quali massoni?

 di Sergio Di Cori Modigliani *

E' uscito da poche settimane, per i tipi dell'editore Chiarelettere di Milano, il libro "Massoni, società a responsabilità illimitata" sottotitolo: "La scoperta delle Ur-Lodges", firmato da Gioele Magaldi, con la collaborazione della giornalista Laura Maragnani (19 euro). 
Sono 650 pagine fitte di notizie, che ritengo fondamentali per chiunque voglia comprendere, con il necessario distacco sereno, come si compone, si struttura e opera la nomenclatura planetaria che gestisce la formazione dei governi nazionali e decide le nostre esistenze.

Chi è Gioele Magaldi?
Ma -ciò che più conta in questo momento- che cosa vuole da noi?
Che cosa ci sta dicendo?
Che cosa ci sta chiedendo?

Il libro esce in un momento molto delicato per la nazione, con azzeccata tempistica.
Due anni fa, lo stesso libro sarebbe finito in un gigantesco calderone di denuncia e sarebbe stato maciullato dalla emergente industria dell'indignazione, la pubblicistica corrente ne avrebbe colto i frammenti più esplosivi per costruirci poi sopra le più disparate argomentazioni e il libro sarebbe finito, inevitabilmente, per essere identificato come "un insostituibile strumento di denuncia" o qualcosa del genere.
Se invece l'editore e gli autori avessero deciso di aspettare ancora almeno un altro anno, sarebbe stato troppo tardi, non vi è dubbio.
E' ciò che gli americani definiscono "perfect timing", ciò che loro considerano il sale e la struttura portante di qualunque forma di attività e battaglia politica.

 

Patto Renzi-Berlusconi, il modello “super-premier” senza opposizione

Le riforme in 10 punti: dall'Italicum all'elezione del capo dello Stato, passando per informazione e immunità parlamentare; se il pacchetto istituzionale passerà diventa quasi certa la "svolta autoritaria" paventata dai giuristi di Libertà e Giustizia, senza più opposizione nè controlli.

 
Unendo i puntini delle varie riforme vaganti tra governo e Parlamento, costituzionali e ordinarie, ma anche di certe prassi quotidiane passate sotto silenzio per trasformarsi subito in precedenti pericolosi, come le continue interferenze del Quirinale nell’autonomia del Parlamento, della magistratura e della stampa, viene fuori un disegno che inquieta. Una democrazia verticale, cioè ben poco democratica: sconosciuta, anzi opposta ai principi ispiratori della Costituzione, fondata invece su un assetto orizzontale in ossequio alla separazione e all’equilibrio dei poteri. Ce n’è abbastanza per dare ragione all’allarme inascoltato dei giuristi di Libertà e Giustizia sulla “svolta autoritaria”.
All’insaputa del popolo italiano, mai consultato sulla riscrittura della Costituzione, e fors’anche di molti parlamentari ignoranti o distratti, il combinato disposto di leggi, decreti e prassi – di per sé all’apparenza innocue – rischia di costruire un sistema illiberale e piduista fondato sullo strapotere del più forte e sul depotenziamento degli organi di controllo e garanzia. Il pericolo è una dittatura della maggioranza (“democratura”, direbbe Giovanni Sartori) a disposizione del primo “uomo solo al comando” che se ne impossessa, diventando intoccabile, incontrollabile, non contendibile, dunque invincibile. Vediamo come e perché. Nella speranza di suscitare un dibattito fra i lettori e nel Palazzo. Prima che sia troppo tardi.
 
 

La Cupola del Mose

 

Inchiesta a Venezia su una rete di ufficiali che proteggevano gli affari sporchi del Mose. Sotto indagine per tangenti un alto ufficiale della Finanza. E gli inquirenti sospettano fondi neri per centinaia di milioni di euro ( la versione integrale sull'Espresso in edicola dal 15 novembre )


di Paolo Biondani

La cupola degli appalti in Veneto aveva una super-copertura: una rete di controspionaggio guidata da un generalissimo della Guardia di Finanza. Un comandante di rango nazionale, con un passato nei servizi segreti, che poteva impartire direttive e farsi trasmettere informazioni sensibili da schiere di graduati senza destare sospetti. I magistrati di Venezia, con una squadra di fidati investigatori della stessa Guardia di Finanza, stanno scoperchiando una nuova Tangentopoli con centinaia di indagati. Con un troncone d’indagine che punta contro un network di pubblici ufficiali sospettati di aver messo in vendita un servizio illegale di protezione dalle inchieste giudiziarie.

Un milione di posti di lavoro in politica. Casta o democrazia?

 di Salvatore Cannavò


1.128.722. Tante sono le persone che vivono nel nostro Paese grazie alla politica. Professionisti, dipendenti, gente che lavora. Molto di loro gravitano attorno alla pubblica amministrazione locale. Moltissimi sono consulenti. L'inchiesta de Il Fatto di Lunedì

Un milione di persone. Nemmeno Max Weber, quando scriveva La politica e la scienza come professioni pensava ci si potesse spingere a tanto. Il grande sociologo tedesco scriveva infatti nel 1919: “Si vive ‘per’ la politica oppure ‘di’ politica”. Chi vive ‘per’ la politica costruisce in senso interiore tutta la propria esistenza intorno ad essa” […] Mentre della politica come professione vive colui che cerca di trarre da essa una fonte durevole di guadagno”.


Secondo uno studio della Uil, invece, coloro che cercano “di trarre dalla politica una fonte durevole di guadagno” sono più di un milione: 1.128.722. Un “paese nel paese” ma non nella forma poetica in cui Pier Paolo Pasolini definiva il Pci. Piuttosto “un mondo a sé”, come lo descrive il segretario confederale della Uil, Guglielmo Loy, che ha curato la ricerca. La cifra viene ricavata sommando voci tra loro diverse ma tutte legate alla politica: gli eletti e gli incarichi di Parlamento e governo (1.067) quelli nelle Regioni (1.356), nelle Province (3.853) o nei Comuni (137.660).

Finanziamento pubblico: stecca para pé tutti, e la chiamano "abolizione"

 Questa legge è una presa in giro sfacciata e colossale. Passata sulla stampa di propaganda del governo come "Abolizione del finanziamento pubblico", significa invece "Continuerete a pagare, come prima e persino più di prima".

 

Cosa ancora più grave, questa legge consegna ufficialmente (se mai qualcuno avesse ancora dubbio) la politica nelle mani dei grandi potentati economici, delle lobby e persino delle associazioni criminali che sono sempre alla ricerca di nuovi e più redditizi canali di riciclaggio del denaro sporco. Ecco come funziona.

 

L’ambiente ai tempi del berlusconismo

di Fabio Balocco *

Sicuramente ci avrete già pensato: il termine “berlusconismo” è entrato nel linguaggio comune. Ed una sua caratteristica è che, nato come neologismo positivo (simbolo di successo in affari e politica), oggi invece sta ad indicare qualcosa di decisamente negativo, anche se non facilmente definibile. Dev’essere la prima volta che un neologismo entra nella lingua italiana ma non si sa bene per indicare che cosa.

Pensate ad un qualsiasi altro neologismo, ad esempio “fantozziano”. Sappiamo bene a cosa si riferisce, una persona goffa, prona ai voleri dei più forti, che culla sogni irrealizzabili. Oggi invece “berlusconismo” non si sa bene cosa stia a significare, ma sicuramente indica qualcosa di marcatamente negativo. Se posso esprimere un mio modo di vedere, oggi questo termine sta ad indicare la completa assenza di valori e di morale che dilaga dal mondo imprenditoriale, a quello sindacale (salvo rare eccezioni), da quello politico, a quello sociale.

Partiti, non solo finanziamenti pubblici: ecco chi sono i “benefattori” della casta

 di Alessandro Ferrucci e Carlo Tecce *

 

Nel 2006 Benetton divise equamente 1,1 milioni tra Forza Italia, An, Lega, Udc, Ds, Margherita, Prodiani. Ma non è l'unico: i signori del mattone (Bonifaci, Salini, Gavio e altri) vantano una tradizione bipartisan. Dai Riva a Della Valle, da Zamparini a Caprotti, Da Romeo ai Merloni ecco scelte e cifre degli ultimi anni Anche nel passaggio dalla lira all’euro lo scalino è stato ammortizzato. Tanto era allora, il doppio dopo. Anzi, i benefattori della politica sono stati al passo con gli appetiti crescenti: bonifici con zeri abbondanti a coprire una perenne campagna elettorale. I nomi sono quasi sempre gli stessi: presunti capitani d’industria come la famiglia Riva, imprenditori dall’aspetto illuminato tipo la famiglia Benetton. O Diego Della Valle, sempre presente negli ultimi vent’anni. I più generosi e attenti? Tutte le realtà legate al mondo della sanità e dell’edilizia. Destra, sinistra, centro. Questo ballo coinvolge tutto il Parlamento.

 

Senza parole: L’inciucio secondo Wikipedia

da Wikipedia, l'enciclopedia libera

Il termine inciucio deriva dall'espressione dialettale napoletana 'nciucio che significa spettegolare parlando fitto ed a bassa voce. È di origine onomatopeica, richiama il ciu-ciu che si percepisce dal chiacchiericcio di due persone.
È di recente entrato a far parte dell'italiano gergale del giornalismo politico per indicare un accordo sottobanco, un compromesso riservato tra fazioni formalmente avversarie, ma che in realtà attuano, anche con mezzi ed intenti poco leciti, una logica di spartizione del potere.

Ecco i nomi dei 10 manager italiani più ricchi

 Si arricchiscono con la crisi, guadagnano 100 volte più dei deputati, ma nessuno ne parla.

E' una casta di cui pochi o nessuno osa parlare: incassano milioni di euro al mese per gestire quelle banche, quelle assicurazioni e quei consigli di amministrazione che hanno, con le loro scelte e le loro strategie speculative, condotto il nostro paese verso il baratro della crisi economica e finanziaria. In tanti dicono che sono amministratori di società private e quindi liberi di fare le loro scelte e fissare i loro lauti stipendi: peccato però che in Italia la commistione tra pubblico e privato ha causato per decenni e continua a causare solo costi per molti e guadagni per pochi.