decrescita e sobrietà

Debiti pubblici, crisi economica e decrescita felice

  Sentinella, quanto resta della notte?
  Isaia 21,11

     di Maurizio Pallante

Le speculazioni sui titoli pubblici degli Stati più indebitati e i successivi crolli delle borse, trascinate al ribasso dalle perdite delle banche che ne hanno sottoscritto grandi quantità, avrebbero dovuto suscitare istintivamente una domanda che tuttavia non è stata mai posta: come mai negli ultimi anni tutti i paesi industrializzati hanno accumulato debiti pubblici sempre più consistenti, fino a raggiungere nel 2010 valori che vanno da un minimo dell’80 per cento del prodotto interno lordo nel Regno Unito al 225,8 in Giappone? Tra i paesi dell’Unione europea, in Francia il debito pubblico ha raggiunto l’81,7 per cento, in Germania l’83,2, in Portogallo il 93, in Irlanda il 96,2, in Belgio il 96,8, in Italia il 119, in Grecia il 142.

Tanto tuonò che piovve

    di Guido Viale *

sulla situazione finanziaria internazionale e i suoi rimedi

Messa a confronto con la potenza della finanza internazionale, la situazione dell’Italia si rivela ormai ben poco differente da quella della Grecia. Non importa che i cosiddetti “fondamentali” dell’economia siano differenti; o che lo siano i rispettivi tessuti industriali (o quel che ne resta: venerdì scorso la Fiat si è sbarazzata di un altro impianto: Irisbus, l’unica sua fabbrica italiana di autobus). La finanza internazionale ha ormai la forza e gli strumenti, se lo volesse, per mettere alle corde persino la Germania. E’ da mesi che gli economisti lo sanno (o lo temono). Ma non lo dicono; per scaramanzia.

La quattordicesima idea per "salvarci" dal capitalismo

   di Alessandro Farulli *

Tredici idee per rifondare il capitalismo possono sembrare tante o poche. Per qualcuno sarà come voler alzare il volume a un film muto, per altri sarà la soluzione a tutti i mali, per noi un buono spunto, ma con almeno un convitato di pietra - la quattordicesima idea - del quale non possiamo tacere.
Nell'articolo a firma Bill Clinton pubblicato oggi da Repubblica, ovvero le idee raccolte in Usa dalla rivista The Nation, laboratorio di idee della sinistra a stelle e strisce, la sostenibilità è perno centrale e questo aspetto è notevole. Tutto però è spostato sulla questione, certamente importante, dell'energia - sia per la produzione, sia per la ricerca, sia per l'occupazione - mentre la materia, che sarebbe l'altra fondamentale gamba dell'economia ecologica, non c'è traccia.

L’Economia della Felicità

di Gloria Germani *
 
Dopo il lancio a Seattle, New York, Oslo, Tokyo, Hong Kong, Londra, New Delhi, è finalmente giunto anche in Italia il film: L’Economia della Felicità.   Oltre 600 persone hanno gremito la sala del cinema Odeon a Firenze dove Vandana Shiva ha presentato e discusso il film insieme all’autrice, Helena Norberg Hodge in collegamento Skype dall’Australia.
Le due donne, ambedue vincitrici del Premio Nobel alternativo, hanno illustrato con  grande competenza,  cuore e sentimento, un’analisi acuta del fenomeno odierno della globalizzazione che contiene, al contempo, un messaggio potente di speranza per il futuro. 

La Bancarotta della Terra

    dal blog di Beppe Grillo

 L'uomo sta consumando la Terra. Quanto manca   perché un qualsiasi Paese vada in default per fame? Perché si diffonda la bancarotta alimentare? Le decine di "Stati Falliti" dal punto di vista economico non sono nulla in confronto a quelli che falliranno per la mancanza di sostenibilità del loro territorio. Gli Stati morti di fame. Mathis Wackernagel ogni anno ci informa di quando cade l' "Overshoot Day", il giorno in cui sono state utilizzate tutte le risorse prodotte dalla Terra in un anno. Nel 2010 cade oggi, il 21 agosto, quattro mesi prima della fine dell'anno e un mese prima rispetto al 2009. Ci vorrebbe un pianeta e mezzo per coprire l'attuale fabbisogno pari al 150%.

NOTAV E SIVAT

di Massimo Marino

Questa è la proposta per un nuovo movimento NOTAV - SIVAT. Ogni pasto che facciamo, percorre in media quasi duemila chilometri con aerei, navi o camion, prima di giungere a tavola, anche a causa di stili di vita poco attenti alla stagionalità nei consumi e che sprecano energia….

 

LA FELICITA' SOSTENIBILE

di Maurizio Pallante

 Beppe Grillo ha scritto: «Pallante ha il gusto della provocazione, ma anche il pallino della concretezza. Non si limita a criticare, propone anche». La felicità - di una persona o di una comunità - può essere sostenibile? Attanagliati dalla crisi economica e dall’emergenza energetica e ambientale, possiamo sperare in un futuro di benessere e serenità? Sì, afferma Maurizio Pallante, ideatore della Decrescita Felice. Dobbiamo però invertire la rotta, ribellandoci all’imperativo che ci ha guidati nell’ultimo secolo - la crescita a ogni costo, misurata con l’aberrante strumento del Pil - e stabilire un nuovo modello di sviluppo. 

TORNARE AL PIL CONTRO LA DECRESCITA INFELICE

di Nicola Sciclone, dirigente Irpet

FIRENZE. I soldi non fanno la felicità. Si potrebbe obiettare: figuriamoci la miseria. Tuttavia la questione è meno frivola di quello che potrebbe sembrare. Il recente ed autorevole rapporto della Commissione Stiglitz-Sen-Fitoussi (http://www.stiglitz-sen-fitoussi.fr/en/index.htm) ha il merito di sottolineare come la geografia del benessere sia diversa da quella del Pil.

IN 5 ANNI I CONSUMI AUMENTATI DEL 28%

I dati dello "State of the World 2010", il rapporto del Worldwatch institute. I 500 milioni di individui più ricchi del mondo sono responsabili del 50% delle emissioni globali di anidride carbonica.

PIANO B 3.0

di Lester Brown

Mobilitarsi per salvare la civiltà. Lester Brown, uno dei maggiori pensatori contemporanei, propone con Piano B 3.0 un piano d'azione per invertire la rotta. Nella sua prefazione Beppe Grillo scrive: “nel libro c'è tutto ciò che dovremmo imparare e trasmettere ai nostri figli”. Può anche darsi, infatti, che abbia ragione chi dice che la Terra sarà in grado di curarsi da sola e che il mercato troverà il modo di neutralizzare gli inquinanti che stiamo disperdendo nell'atmosfera,