Barcellona, una okupa al potere. «Sarà una rivoluzione»

Ada Colau e le elezioni comunali di Barcellona del 24 maggio

di  Luca Tancredi Barone *
 
Nel paese della più grande bolla spe­cu­la­tiva immo­bi­liare euro­pea, dove, per dire, nel 2005 si costrui­vano più case che Ger­ma­nia, Fran­cia e Ita­lia assieme e si sti­mano più di 5 milioni di case vuote, mezzo milione di per­sone sono state but­tate fuori di casa ma man­ten­gono il loro debito con le banche.

E, nel più asso­luto disin­te­resse delle isti­tu­zioni, sono state aiu­tate dalla «Piat­ta­forma vit­time del mutuo» (Pah, dalla sigla in spa­gnolo), nata dalle ceneri del 15M a Bar­cel­lona e dif­fusa in tutto il paese. Che li ha aiu­tati a affron­tare le ban­che e soprat­tutto ha dato un tetto, occu­pando le case vuote delle ban­che, a migliaia di per­sone. Colau ne è stata la por­ta­voce e oggi, secondo alcuni son­daggi, la sua Bar­ce­lona en comú (Bar­cel­lona in comune) sarebbe il par­tito più votato (con circa il 26% dei voti, con­tro i 19% dell’attuale sin­daco, della demo­cri­stiana Con­ver­gèn­cia i Unió e con un con­si­glio comu­nale fram­men­ta­tis­simo).
 

Barbara Spinelli, addio a lista Tsipras un anno dopo il voto: “Progetto fallito”

A meno di un anno dall'elezione, l'annuncio del’europarlamentare. Resterà come indipendente nel gruppo Sinistra Unitaria Europea-Ngl. "Idea nata per superare frammentazione e coinvolgere anche elettori non di sinistra, ma i risultati non sono stati all'altezza". Nessuna adesione a soggetti politici italiani, ma "alle regionali appoggerò chi lotta contro il Partito della nazione"

Un anno dopo l’elezione, Barbara Spinelli lascia dalla lista l’Altra Europa con Tsipras. L’europarlamentare intende però restare a Bruxelles come indipendente nel gruppo Sinistra Unitaria Europea-Ngl. “Non intendo contribuire in alcun modo a un’ennesima atomizzazione della sinistra fondando o promuovendo un’ulteriore frazione politica” afferma la giornalista e scrittrice, precisando che “in Italia non entrerò in nessun gruppo, se eccettuo la mia militanza nell’associazione Libertà e Giustizia”. E annunciando che si concentrerà “sulle attività parlamentari europee con attenzione particolare a quello che succede in Italia e in Grecia”.

Che succede in Arabia Saudita?

   di  Aldo Giannuli *

Dopo la morte di re Abd Allah, il 23 gennaio scorso, l’Arabia Saudita sembra entrata in una fase di fibrillazione. Le ultime notizie sono di pochi giorni fa: il re Salman ha dichiarato eredi al trono in successione il ministro dell’Interno Mohamed bin Najaef (figlio di un fratello suo predecessore) e il proprio figlio Mohammed bin Salman (”saltando” il suo più anziano fratello Muqrin), contestualmente, ha insediandolo anche come ministro della Difesa ed ha esautorato Saud Al Feisal dal ministero degli esteri, che reggeva dal 1975 e che era uno storico alleato degli Usa, sostituito con Adel al Juber, un tecnico, non appartenente alla casa regnante e già ambasciatore a Washington.

Le elezioni nel Regno Unito: sette cavalli per un Regno

  di   Lorenzo Piccoli *

 La Gran Bretagna si prepara a votare. Tra fine marzo e inizio aprile sono state svolte tutte le procedure costituzionali di rito: il parlamento è stato sciolto, i deputati hanno perso il diritto ad essere chiamati «onorevoli» e il primo ministro David Cameron si è recato a Buckingham Palace per informare la Regina sulla data delle elezioni, previste per il 7 maggio. Ora la campagna elettorale è entrata nella sua fase finale. Ci sono almeno quattro fatti importanti che bisogna conoscere per capire chi potrebbe uscire vincitore da questa tornata elettorale. 

La prima, ovviamente, riguarda il governo uscente. Queste elezioni si tengono a cinque anni di distanza dalle precedenti, svolte nel maggio del 2010. In quella circostanza il Partito Conservatore di David Cameron aveva ottenuto la maggioranza relativa dei voti, senza tuttavia raggiungere la maggioranza assoluta. Si era così eletto il primo hung Parliament della storia inglese dal 1974.
 

Insegnanti, questo è il momento di ribellarsi

di Alain Goussot *

Il disegno di legge del governo Renzi ha un segno chiaramente aziendalistico, autarchico e antidemocratico. È funzionale alla logica dell’economia di mercato e alle esigenze della Confindustria e dei poteri forti della finanza che vogliono trasformare la scuola e l’educazione in un business (leggi anche Non pensare ndr).
 
Cosa lo dimostra?
L’entrata degli sponsor privatinei programmi e nei piani dell’offerta formativa (che diventano triennali senza possibilità di rimodulazione e vera progettualità pedagogica);
la chiamata diretta fatta dai dirigenti scolastici supermanager (modello Marchionne, il nuovo idolo di Renzi-Giannini) e veri gerarchi d’istituto che svuotano il carattere democratico e partecipativo delle decisioni collegiali;
 
la svalorizzazione continua del carattere umanistico della formazione(del tipo aboliamo Manzoni per legge dalla scuola);
 
l’accento continuo messo sulle parole competenze(competere) e efficienza (costo/beneficio e non certo sulla qualità didattica e culturale);
 
la quasi assenza di riferimento alla scuola meticciata culturalmente nonché all’inclusione non come slogan ma come pratica educativa vera che permette la costruzione dell’alleanza pedagogica tra scuole e famiglie;
 
la precarizzazione del mestiere dell’insegnante con l’introduzione delle logiche del Job’s Act nella scuola;
 
 

Naufragio migranti: tutti i numeri delle migrazioni e la soluzione possibile

 

I numeri delle migrazioni: I rifugiati nel mondo hanno superato i 50 milioni. E ad accoglierli sono soprattutto i paesi più vicini agli epicentri di crisi: Libano, Turchia, Giordania. In Europa, regole di Dublino e gestione nazionale di immigrazione e asilo generano politiche letteralmente disumane. La soluzione possibile.

 

di Maurizio Ambrosini *

La nuova tragedia del mare nel canale di Sicilia fa oscillare nuovamente il pendolo dell’opinione pubblica verso l’orrore e la compassione, dopo che con troppa fretta era stata archiviata l’operazione Mare Nostrum, accusata di attrarre nuovi sbarchi sulle nostre coste.
Poche settimane fa, avevano suscitato scalpore i dati diffusi dall’Eurostat: 626mila i richiedenti asilo nell’Unione Europea nel 2014, 191mila in più rispetto al 2013, con un incremento del 41 per cento: un record storico, sottolineavano le agenzie. L’Italia figurava al terzo posto per numero di domande ricevute, con 64.625. L’Eurostat indicava anche una crescita molto consistente dei siriani, passati da 50mila a quasi 123mila. Tutti dati veri, ma comunicati in questo modo, estrapolati dal contesto più ampio e drammatico in cui si collocano, sono tali da suscitare sentimenti di allarme e domande di contenimento.
 

Occupazione e produzione, la ripresa non c’è

 

 L’altalena di dati e numeri degli ultimi giorni non lascia dubbi sull’andamento dell’economia reale del Paese. Nessun segno positivo di cambio di rotta dal mercato del lavoro

  di Valeria Cirillo *


L’altalena di dati e numeri degli ultimi giorni non lascia dubbi sull’andamento dell’economia reale del Paese. Nessun segno positivo di cambio di rotta dal mercato del lavoro, piuttosto tendenziale stabilità nel periodo dicembre-febbraio rispetto ai tre mesi precedenti secondo la nota diffusa dall’Istituto Nazionale di Statistica martedì 31 marzo.

Nel complesso la disoccupazione torna a crescere nel mese di febbraio con un tasso di disoccupazione al 12,7% (14,1% per le donne e 11,7% per gli uomini) e gli occupati diminuiscono di 44 mila unità rispetto a gennaio. Donne (-42 mila unità su gennaio) e giovani tra i 15 e i 24 anni (-34 mila su gennaio) i più colpiti. Anche il tasso di occupazione, pari al 55,7% (46,8% per le donne), cala di 0,1 punti percentuali nell’ultimo mese, a fronte di un aumento dei disoccupati dello 0,7% su base mensile e del 2,1% su base annuale (+67 mila). Il numero di individui inattivi fra i 15 e i 64 anni è lievemente aumentato nell’ultimo mese (+0,1%), sebbene in declino su base annua dell’1,4%.
 

Stangata sulla bolletta dell'acqua: è aumentata fino a costare più della minerale

   Aumenta la bolletta dell'acqua degli italiani, fino a costare più di quella minerale.

Ad aumentare notevolmente (+74%), rileva l'Istat, è stata la spesa media mensile effettiva delle famiglie per "l'acqua nell'abitazione principale", da 12,16 euro del 2008 a 21,18 euro del 2013. La spesa media mensile delle famiglie per l'acquisto di acqua minerale, invece, si attesta nel 2013 a 11,42 euro, il 4,5% in meno del 2012. Si tratta quindi di quasi la metà di quella sostenuta per il servizio di acqua per l'abitazione.
 

Grecia, quello che vorrebbero farti credere sul debito


 

 

 

Otto false idee sul debito greco solo per far interiorizzare l'ineluttabilità del debito ai greci e ai Sud-Europei. Un audit pubblico svelerebbe il ricatto ...

 

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a cura del 

 

 

 

 

 

 


 

 

 

Nonostante l'ingerenza e la pressione dei dirigenti dell'Unione europea (UE), il popolo greco ha deciso di prendere in mano con coraggio il proprio destino e farla finita con le politiche di austerità, che hanno sprofondato il paese nella miseria e nella recessione. Nei paesi vittime della trojka [ribattezzata ora "Istituzioni europee"], ma anche in numerosi altri paesi europei, la vittoria [elettorale di Syriza] viene sentita come un incoraggiamento formidabile a battersi per porre fine a politiche che avvantaggiano i mercati finanziari e sono invece disastrose per le popolazioni.

 

 

 

I nostri grandi mezzi di comunicazione, invece, non fanno che sostenere uno dopo l'altro l'assurda idea per cui l'annullamento del debito greco "costerebbe 600 euro a ogni singolo contribuente francese". Via via che si inaspriscono le trattative tra la Grecia e la trojka, la propaganda va intensificandosi e il nostro lavoro di educazione popolare sul problema del debito pubblico diventerà sempre più decisivo. Le seguenti risposte alle idee indotte sul debito greco vorrebbero fornire un contributo al riguardo.

 

 

Traffico d’armi, la Cina diventa il terzo esportatore mondiale

La Cina è diventata il terzo esportatore di armi al mondo, il Medio Oriente continua a importare senza freni. I nuovi dati del Sipri relativi al quinquennio 2010-2014. 

La Cina è diventata il terzo paese esportatore di armi al mondo, superando Francia, Germania e Regno Unito. È questo il dato più sorprendente del nuovo bilancio relativo al quinquennio 2010-2014 dei paesi che esportano e importano più armi al mondo, realizzato dallo Stockholm international peace research institute (Sipri), l’istituto che dal 1950 tiene traccia di tutti i trasferimenti di armi convenzionali tra stati, organizzazioni internazionali e attori armati non statali.