Accordo Usa Canada: giù le emissioni di metano dagli impianti petroliferi e gasieri esistenti

Obama: il cambiamento climatico minaccia più grande del Daesh

 

Il presidente Usa Barack Obama ha detto che la barbarie dello Stato Islamico/Daesh è una minaccia terribile, ma che è il cambiamento climatico la vera minaccia esistenziale per gli Usa, poi ha incontrato il giovane premier canadese Justin Trudeau e ha annunciato che L’Environmental Protection Agency (Epa) limiterà le emissioni di metano dagli impianti petroliferi e di gas esistenti .

 

Referendum Trivelle, smascherate le vergognose bugie dei tg

TABELLA. Uno studio del Parlamento europeo ha pubblicato una tabella con alcuni degli incidenti più noti al grande pubblico sul trasporto di greggio in Europa da e verso una piattaforma. Questa è la prova che il Tg2 ha mentito.

La disinformazione è al lavoro. Il Tg2 ha rotto il silenzio della stampa italiana sul referendum anti trivelle del prossimo 17 aprile, ma lo ha fatto in modo vergognoso! Durante l'edizione delle ore 13:00 dell'edizione del 15 marzo il Tg2 trasmette un servizio che si conclude così: "La trivellazione è considerata un'attività sicura. Sulle piattaforme marine italiane non è mai avvenuto alcun incidente". FALSO!! Il centro studi del Parlamento europeo ha realizzato un'indagine in cui si analizzano tutte le conseguenze delle trivellazioni in mare in Europa.

Il debito pubblico e quello verso la biosfera

 di Giovanna Ricoveri *

 

“Finita la festa, gabbato lo santo”. Questo proverbio calza a pennello per l’accordo sul clima raggiunto a Parigi nel dicembre scorso, su cui è calato un silenzio di tomba. Tutti d’accordo a parole, ma nei fatti niente è cambiato: in Italia e in Europa, la politica ruota intorno al debito pubblico, non al debito verso la biosfera. Il debito pubblico fa male ma non è mortale per la popolazione, mentre quello verso la biosfera lo è, perché crea uno squilibrio crescente tra il prelievo di risorse naturali e la capacita di rigenerazione della natura, distruggendo così le condizioni di sopravvivenza delle comunità.

 

La stagione della caccia è finita. Ecco tutte le vittime, tra bambini, animali e ambiente

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 di Stefano Carnazzi *

 

La stagione della caccia sta finalmente finendo. Con due costanti. Una, le vittime. Due, secondo l'Eurispes 8 italiani su 10 sono contrari alla caccia.


Tra chiusure anticipate della caccia a diverse specie in Umbria, in Toscana, in Veneto, in Puglia e quasi in Friuli Venezia Giulia e un bollettino di guerra – sedici morti e 64 feriti, tra cui tre minori, da settembre dello scorso anno a gennaio – si conclude la stagione della caccia. Gli EcoRadicali hanno creato una mappa online sugli incidenti in Italia, tanto per capirsi.

 

USA: Nei movimenti tutte le strade portano a Bernie Sanders

 

di Marina Catucci *

Primarie Usa. Occupy e Black Lives Matter, la sinistra Usa scende in piazza e ha scelto il proprio candidato per la Casa bianca. La lotta all’«1%» non è più uno slogan per pochi «radical» ma è il vero punto della campagna democratica.


Un matrimonio scritto in cielo, questo è l’incontro tra Bernie Sanders, il «socialista» in corsa per la Casa Bianca e Occupy Wall Street, il movimento nato nel 2011 sui temi della diseguaglianza sociale ed economica; OWS, che nel 2012 non aveva pubblicamente sostenuto Obama (anche se di certo non ha remato contro), ora sta attivamente collaborando all’ascesa di Sanders, che da parte sua ha abbracciato gli slogan del movimento e non manca di citare «l’1%» in ogni comizio. Sabato scorso a New York, città natale di Sanders, c’è stato un corteo di qualche migliaio di persone dal percorso a dir poco simbolico: partenza da Union Square (la piazza del sindacato) e arrivo a Zuccotti Park, da dove Occupy aveva cominciato. Nella piazza, che non era così piena da tanto tempo, gli slogan di Occupy e a quelli sostegno di Sanders si mischiano, anche perché sono stati creati dalle stesse persone. OWS ha mostrato dal primo giorno la propria capacità di comunicazione, tratto distintivo di un movimento che in pochissimo tempo ha acquisito un’identità immediatamente riconoscibile e che ha marcato un prima e un dopo nelle modalità di protesta.


Frammenti di riflessione politica per il nuovo anno

di Giovanni Chiambretto e Massimo Marino


Nuove guerre, vecchi conflitti. Con le guerre ci guadagnano tutti

Un fatto nuovo, fra i tanti della crisi del pianeta, è questa curiosa inedita epoca dello scontro armato: fino a ieri si scontravano due antagonisti, due nazioni, due etnie, due tendenze politiche o religiose che, se potevano, aggregavano alleati e supporters. Oggi, su vecchi conflitti proliferano nuove guerre, ma gli antagonisti sono tre o quattro. Come se sul ring salissero quattro boxeurs che se la dessero di santa ragione ciascuno contro gli altri tre. Il pubblico non riesce a rendersi conto di cosa succede, anche perché a poche centinaia di chilometri di distanza, gli stessi attori manifestano antagonismi diversi. Naturalmente non esiste più il monopolio degli stati nazionali nell’uso sistematico della violenza. Gli attori possono sempre essere stati nazionali, ma anche gruppi etnici, correnti religiose, organizzazioni politiche o gruppi economici. Progressivamente sono accantonate le norme classiche di comportamento in guerra: la crudeltà e la barbarie sono un corollario ormai consueto ( ad esempio gli stupri di massa e il ripristino dello schiavismo, precursori moderni i giapponesi in Cina ) ma ci sono anche vere innovazioni mediatiche come le decapitazioni con accompagnamento hip-hop a sfondo religioso.

 

Pensavamo che con la fine della guerra fredda si aprisse un era di pace. Invece negli ultimi 100 anni , dal 1915 ad oggi, le guerre non sono mai cessate : sono solo cambiati modi, luoghi e protagonisti: prima le due guerre mondiali ( 17 e 70 milioni di morti ), poi due grandi guerre regionali : Corea nel 1953 ( 2,8 mil. di morti ) e Vietnam nel 1960-75 ( 7 mil. di morti ).

 

Finita la guerra fredda guerre diluite nello spazio e nel tempo, compresa la pulizia etnica e i movimenti armati a sfondo religioso e/o tribale. Fra queste Hutu e Tuczi in Ruanda nel 1994 ( 1 mil di morti ), guerre nella ex Jugoslavia del 1992-95 ( 200mila morti ) , le quattro guerre arabi-israeliani dal 1948 al 1973 e la diaspora palestinese che permane irrisolta ( almeno 30mila morti ) , la guerra siriana e anti jihadisti in corso dal 2011, quasi 300mila morti di cui almeno 40mila nelle file di Isis e affini. Almeno altrettanti in Irak ( 3-400mila morti fra il 2003 e il 2011 ) e ancora l’Afghanistan dal 2001 ad oggi ( almeno 150mila morti ). Con il tempo la componente civile fra i morti è sempre più all’evidenza. Per completare il quadro vanno aggiunti ovviamente milioni di feriti e invalidi e decine di milioni di profughi permanenti , cioè che hanno definitivamente persa la propria abitazione e residenza originaria. La rappresentazione mediatica che ci viene proposta delle crisi è talmente semplificata e banalizzata da rendere incomprensibile la dinamica di ciò che si svolge quotidianamente sotto i nostri occhi. Chi sta facendo davvero la guerra all’Isis ? E con quali obiettivi ? La prima domanda che andrebbe fatta è: dove si prendono così tanti soldi, armi, volontari per tutte queste guerre? E chi sono i destinatari ultimi di tutti questi soldi ?

 

Corbyn non scontenta le Unions: sommergibili ma senza bombe

 di Leonardo Clausi *

 

Londra - Ancora una volta nell’occhio del ciclone mediatico, il leader laburista Jeremy Corbyn è stato preso di mira dalla stampa mainstream britannica per aver osato suggerire una soluzione di compromesso sulla questione del rinnovo dell’arsenale nucleare nazionale. Incalzato dal decano opinionista della Bbc Andrew Marr nel suo programma televisivo della domenica mattina, Corbyn ha concesso un teorico via libera suo e del partito al programma di rinnovo dei sottomarini nucleari, ma senza testate atomiche, così da salvaguardare l’occupazione di migliaia di lavoratori impiegati nell’industria bellica nazionale, un comparto che vale migliaia di posti di lavoro, soprattutto in Scozia e Cumbria.

 

Primarie Usa, Sanders dice no ai soldi delle “big oil”. Si infiamma la sfida con Clinton

 di Raffaele Lupoli *

La corsa delle primarie democratiche per la Casa Bianca si gioca anche sul “green”. E la contesa Hillary Clinton e Bernie Sanders si riaccende in prossimità del confronto diretto tra i due previsto per il 17 gennaio a Charleston.

Gli ultimi sondaggi danno l’outsider Sanders a una manciata di voti da Clinton in Iowa, dove le primarie Dem prenderanno il via il primo febbraio. L’ex segretario di Stato, stando ai rilevamenti di Nbc News, Wall Street Journal e Marist Colleg, supera di tre punti il senatore socialista (48 contro 45), mentre le previsioni per il voto del 10 febbraio nel New Hampshire vedono davanti Sanders al 50% e a seguire Clinton al 45.

 

Messico, le cifre di uno stato fallito

Migranti. Oltre 200.000 arrestati

di Geraldina Colotti *

 

Il Messico chiude l’anno con un altro record negativo: l’arresto di almeno 200.000 migranti, sui circa 300.000 che, secondo gli esperti, hanno cercato di attraversare la frontiera per raggiungere gli Stati uniti. Cifre ufficiali del governo, secondo le quali il 92% degli arrestati proviene dai paesi del Centroamerica, soprattutto dal Guatemala (45%). In compenso, sta arrivando a soluzione la crisi provocata dagli oltre 7.000 cubani, diretti negli Usa e fermi dal 14 dicembre in Costa Rica, dove aspettano di entrare altri 900.

 

Nel 2016 ne sentirete parlare: Marisa Matias che vuole cambiare il Portogallo e l’Europa

 di Tiziana Barillà *

Una donna di sinistra si aggira per l’Europa, garofano rosso in mano e bellezza decisa di stampo lusitano. Il 2016, tra i suoi protagonisti, avrà certamente Marisa Matias, candidata alla presidenza del Portogallo. Quarant’anni il 20 febbraio prossimo, Marisa Isabel dos Santos Matias è nata a Coimbra, centro universitario del Portogallo, nel 1976. «Questo è il mio villaggio», racconta Marisa. «È qui che sono cresciuta ed è qui che ho scoperto la mutazione straordinaria del Paese. Ricordo quando l’elettricità arrivò per la prima volta nella casa in cui vivevo. E dell’arrivo dell’acqua, del telefono, della scuola e dell’estensione del diritto alla salute. Ricordo di questo progresso che si basava su un’idea di uguaglianza».