Repubblica Centrafricana: 10.000 i minori in armi (quadruplicati in 2 anni)

di Alessandro Graziadei  *

Nei principi e linee guida declinati a Parigi nel 2007 per tentare di porre un limite al fenomeno dei bambini associati alle forze armate e ai gruppi armati, si definisce bambino in armi “ogni persona sotto i 18 anni che è membro di una forza armata o di un gruppo armato e che viene impiegato in varie funzioni, incluso, ma non solo, come cuoco, facchino, messaggero, qualsiasi bambino sfruttato sessualmente e costretto al matrimonio per motivi bellici, e qualsiasi minore che accompagni tali gruppi, oltreché membri della famiglia”. Una situazione che in Repubblica Centrafricana secondo l'ultimo rapporto di Save the ChildrenIntrappolati nei combattimenti” (.pdf) presentato lo scorso 18 dicembre,  riguarda circa 10.000 minori. A due anni dall’esplosione della guerra civile nel dicembre 2012, infatti, il numero di ragazze e ragazzi sotto i 18 anni reclutati dai gruppi armati nel paese africano è aumentato di 4 volte. “Sono circa 2,3 milioni i bambini colpiti dalla guerra civile e 430.000 le persone sfollate. Tra questi si stimano fra i 6.000 e i 10.0000 i minori al momento coinvolti in gruppi armati attivi nella Repubblica Centrafricana, a fronte dei 2.500 di 2 anni fa: 4 volte di più 2”.

Il silenzio sui massacri in Eritrea

 di Enrico Calamai *

La ter­ri­bile vicenda dei 13 ragaz­zini eri­trei mas­sa­crati al con­fine con il Sudan, di cui «il mani­fe­sto», unico tra i gior­nali ita­liani, ha meri­te­vol­mente rife­rito nell’articolo «Strage di bam­bini in fuga dal loro paese», pub­bli­cato nel numero del 2 gen­naio, dimo­stra in maniera elo­quente a che punto di nega­zione totale dei diritti umani fon­da­men­tali, incluso quello alla vita stessa, sia arri­vata la dit­ta­tura di Asmara. Si tratta di cri­mini di cui gli espo­nenti e i com­plici del regime, a tutti i livelli, dovranno prima o poi essere chia­mati a rispon­dere, in base al diritto inter­na­zio­nale, oltre che alla Giu­sti­zia del loro stesso Paese, una volta abbat­tuta la dit­ta­tura e ricon­qui­stata la libertà.
 

Il '68 , a che serve oggi la memoria storica ?

 

 di Massimo Marino

Lentamente, silenziosamente, la generazione che ha vissuto il '68, nata nei primi anni dopo la fine della guerra, esce di scena. Esce dalle fabbriche, dagli uffici, dalle scuole e dalle università, dai ministeri, dagli enti pubblici e dalle forze armate. L'esodo, ovviamente, è già in corso da almeno un decennio ma con il nuovo anno sarà pressoché impossibile trovare qualcuno che, al di là del lato della barricata su cui era schierato, possa raccontare a compagni e amici di lavoro come giravano le cose alla fine degli anni '60.
Intanto è ancora  in corso una guerra psicologica  condotta sui media, che tenta di affermare che le lotte e le conquiste di quel decennio furono una aberrante anomalia e che oggi finalmente si presume di rottamare un epoca di irresponsabili diritti per tornare, finalmente, alla ragione: chi ha il potere , i soldi, chi è capace di corrompere, di fare il burattinaio nella società, è di fatto intoccabile, gli altri devono competere fra loro, essere responsabili, flessibili nella loro permanente precarietà   sociale e soprattutto non avere memoria . Non solo memoria di quegli anni che , al dunque, si vuol far credere, furono solo la premessa della stagione del terrorismo, ma memoria di tutto lo scenario sociale miserabile dell'Italia dei decenni successivi, quella della DC e delle stragi fasciste, quella dei patti inconfessabili con le mafie, quella della devastazione del territorio e dell'ambiente, dall' Acna all'Ilva, da Casale alla ThyssenKrupp, dalla terra dei fuochi alle ecoballe bassoliniane .
 

Teheran, 400 ricoveri in un giorno per lo smog

 

Teheran è una delle città più inquinate del mondo, con i suoi dodici milioni di abitanti e quattro milioni di automobili ferme alle categorie Euro 0 e 1. Negli ultimi giorni però, il livello delle polveri è stato talmente alto da richiedere il ricovero di 392 persone a causa di crisi respiratorie e cardiache. Lo rende noto l’agenzia di stampa Irna News citando un funzionario dei servizi di emergenze, Hassan Abbas, secondo il quale circa altre 1.500 persone necessitano di cure.

Pacco di Natale per i lavoratori

  di Massimo Franchi *

 

Jobs act. Il nuovo contratto a tutele crescenti cancella l’articolo 18 e, allargando la normativa ai licenziamenti collettivi, apre la strada alle discriminazioni. Inserito a sorpresa nel decreto il contratto di ricollocazione con cui le agenzie interinali private cercheranno lavoro ai licenziati, incassando un voucher in caso di riassunzione.
  
La «rivo­lu­zione coper­ni­cana» di Mat­teo Renzi è stata un regalo di natale assai sgra­dito per i lavo­ra­tori ita­liani, spe­cie se gio­vani, seb­bene non con­tenga due delle «por­cate» che i pro­fes­so­roni della destra vole­vano inse­rire. Nel primo decreto del Jobs act sul con­tratto a tutele cre­scenti che andrà pro­gres­si­va­mente a sosti­tuire il con­tratto a tempo inde­ter­mi­nato, varato alla vigi­lia di natale dopo un con­si­glio dei mini­stri tutt’altro che sereno, dell’articolo 18 rimane sola­mente un filo fle­bile ed isolato.
 

Grecia: All’orizzonte un’alleanza di governo anti memorandum


Intervista. L'analisi di Zissis Papadimitriou, professore di sociologia generale e politica all’Università di Aristotele di Salonicco

di Pavlos Nerantzis *

 

Syriza, la sini­stra radi­cale greca, è in testa a tutti i son­daggi con una per­cen­tuale attorno al 28% e qual­che punto di van­tag­gio rispetto al par­tito di Nea Dimo­kra­tia (24%). Seguono poi le altre forze poli­ti­che: i socia­li­sti del Pasok, To Potami, una nuova for­ma­zione di cen­tro, i comu­ni­sti del Kke, i Greci indi­pen­denti (Anel), un par­tito di destra nazio­na­li­sta e i nazi­sti di Alba Dorata con per­cen­tuali tra il 3% e 6%. Invece, la Sini­stra demo­cra­tica (Dimar), gli Eco­lo­gi­sti verdi e Antar­sya, una for­ma­zione della sini­stra extra­par­la­men­tare, non supe­rano la soglia del 3%.
 

Che cosa vogliono i massoni da noi? E poi, quali massoni?

 di Sergio Di Cori Modigliani *

E' uscito da poche settimane, per i tipi dell'editore Chiarelettere di Milano, il libro "Massoni, società a responsabilità illimitata" sottotitolo: "La scoperta delle Ur-Lodges", firmato da Gioele Magaldi, con la collaborazione della giornalista Laura Maragnani (19 euro). 
Sono 650 pagine fitte di notizie, che ritengo fondamentali per chiunque voglia comprendere, con il necessario distacco sereno, come si compone, si struttura e opera la nomenclatura planetaria che gestisce la formazione dei governi nazionali e decide le nostre esistenze.

Chi è Gioele Magaldi?
Ma -ciò che più conta in questo momento- che cosa vuole da noi?
Che cosa ci sta dicendo?
Che cosa ci sta chiedendo?

Il libro esce in un momento molto delicato per la nazione, con azzeccata tempistica.
Due anni fa, lo stesso libro sarebbe finito in un gigantesco calderone di denuncia e sarebbe stato maciullato dalla emergente industria dell'indignazione, la pubblicistica corrente ne avrebbe colto i frammenti più esplosivi per costruirci poi sopra le più disparate argomentazioni e il libro sarebbe finito, inevitabilmente, per essere identificato come "un insostituibile strumento di denuncia" o qualcosa del genere.
Se invece l'editore e gli autori avessero deciso di aspettare ancora almeno un altro anno, sarebbe stato troppo tardi, non vi è dubbio.
E' ciò che gli americani definiscono "perfect timing", ciò che loro considerano il sale e la struttura portante di qualunque forma di attività e battaglia politica.

 

Il mondo dei vivi

di  Guido Viale  *

Le informazioni che trapelano dall’inchiesta Mafia Capitale hanno la valenza di un carotaggio, nel tempo e nello spazio, degli strati di cui è composta la società italiana. Al di là delle ripartizioni dei suoi abitanti per professione, reddito o classe, infatti, anche la società dell’Italia repubblicana, come il mondo di Mafia Capitale, è da tempo suddivisa in tre strati dagli incerti confini: il mondo dei morti, quello dei vivi, e quello di mezzo.

Spese militari, nel 2015 niente tagli alla Difesa. E 5 miliardi per nuovi armamenti

Il budget previsto nella legge di Stabilità - circa 18 miliardi - è sostanzialmente lo stesso del 2014. I soldi verranno stanziati anche per nuovi aerei, elicotteri, navi e carri blindati. Finanziamenti minori per le forze terrestri e i satelliti spia. Per avere dettagli sul piano F35, invece, bisogna aspettare marzo

di Enrico Piovesana *

A volte capita che Babbo Natale sia così buono da portare i suoi doni anche a chi non gli ha scritto la letterina. E’ il fortunato caso dei generali italiani, che pur non avendo ancora presentato l’elenco dei nuovi armamenti che desiderano – il famoso Libro Bianco della Difesa – hanno già ricevuto dal Parlamento un generosissimo buono-acquisto con il quale potranno comprare tutto ciò che vogliono. La legge di stabilità 2015 prevede infatti per l’anno venturo quasi 18 miliardi di spese militari, di cui oltre 5 miliardi per l’acquisito di nuovi armamenti: le stesse cifre del 2014, limate solo di poche centinaia di milioni.

Il mercato nigeriano del sesso in Italia

 di Miriam Rossi *

Il mercato del sesso, si sa, non conosce crisi. Neanche nell’Italia che in base ai dati produttivi e occupazionali risulta di anno in anno un po’ più povera. La presenza di donne straniere avviate alla prostituzione nel Belpaese continua a costituire una costante, di cui uno sguardo neppure troppo vigile ai marciapiedi delle periferie cittadine può dare un cocente riscontro. Una piaga, quella della tratta di queste schiave di età moderna, che segnala una altrettanto persistente e incisiva mancanza dell’Italia ad agire contro chi gestisce e gode i proventi di questo racket, al terzo posto per redditività al mondo solo dopo il traffico di droga e di armi. Inazione che il governo italiano paga in termini di reputazione nella lotta all’affermazione delle pari opportunità della donna e in critiche reiterate dai più alti organismi internazionali preposti al monitoraggio della condizione della donna nel Paese. Probabilmente le sanzioni e le condanne raccolte sono però di scarso valore se l’azione messa in campo dal governo italiano si limita di fatto a saltuarie retate di alcune prostitute in strada e talvolta al loro rimpatrio, e a multe emesse a clienti colti in flagranza di reato.