L'ULTIMO BAMBINO NEI BOSCHI

 Vittime di una cultura che ha trasformato l'ambiente intorno a noi in qualcosa di estraneo e pericoloso, i bambini si ritrovano confinati in spazi sempre più ridotti e impersonali, in balia della realtà virtuale e della televisione. Ma rimettendo al centro dell'esperienze infantili anche il contatto diretto con lo spazio incontaminato e naturale potremmo ridurre il numero di bambini che soffrono di disturbi dell'infanzia e dell'adolescenza, come deficit dell'attenzione ed obesità. Non solo, si tornerebbe a sviluppare una conoscenza diretta e profonda, non più superificiale e indiretta come quella che offre la rete di internet o i mass media. Creatività, attenzione, consapevolezza verrebbero offerte al bambino nel più genuino e spontaneo dei modi.

 

La natura è sempre meno contemplata al centro dell'educazione del bambino. Gli spazi naturali riservati all'infanzia spesso sono limitati o comunque strutturati sulla base delle esigenze umane. Ma quanto la natura selvaggia può influire sulla psiche del bambino per risolvere disturbi e malattie dell'infanzia? Richard Louv ci offre una risposta approfondita a riguardo, attraverso una dissertazione che ci mostra quanto le nuove generazioni siano distanti dai contesti naturali, nonostante questi possano essere lo scenario perfetto per lo sviluppo completo del bambino.