Nube radioattiva e Iodio:la situazione ad oggi
di Massimo Marino
La nube radioattiva spostandosi dagli impianti nucleari di Fukushima in Giappone, ha impiegato più di due settimane per fare il giro completo del mondo ed ha raggiunto nei giorni scorsi l’Europa e quindi l’Italia ed ha prodotto livelli minimi di iodio 131 rilevati dalla rete di sorveglianza dislocata su tutto il territorio nazionale smentendo qualche affrettata dichiarazione del Ministro cosiddetto competente, quello della Salute.
L’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) li ha comunicati acquisendoli dalle apparecchiature posizionate in Lombardia, Valle d’Aosta, Piemonte, Bolzano, Friuli Venezia Giulia, Toscana e Umbria valutando che i valori di iodio 131 sono infinitesimali, quindi «non significativi come rischio per la salute e non rilevanti dal punto di vista radiologico». Secondo il ministero della Salute con la pioggia le sostanze tossiche dell’aria si depositano su vegetali ed entrano nel ciclo del latte senza però costituire un rischio per il nostro Paese.
Lo iodio-131 noto in medicina nucleare come radioiodio (anche se si conoscono molti altri isotopi radioattivi di questo elemento), è un radioisotopo importante dello iodio. La sua emivita di decadimento radioattivo è di circa 8 giorni. Lo I-131 è uno dei prodotti principali della fissione dell'uranio, del plutonio e indirettamente del torio, ammontando a circa il 3% del totale dei prodotti di fissione. A causa della sua modalità di decadimento beta, lo iodio-131 è estremamente tossico perché causa mutazioni e apoptosi nelle cellule che riesce a penetrare, ma danneggia anche le cellule vicine fino ad alcuni millimetri di distanza. Per questa ragione, alte dosi di questo isotopo sono spesso paradossalmente meno pericolose rispetto a quelle basse, dal momento che tendono a uccidere i tessuti tiroidei che altrimenti andrebbero incontro a mutazione e successiva promozione cancerogena come risultato della radiazione. Per questo attualmente si impiega lo iodio-131 in dosi piene, evitando le piccole dosi nell'uso medico, e progressivamente viene usato soltanto in dosi terapeutiche alte e massimali, come mezzo per uccidere i tessuti bersaglio. Questo è noto come "uso terapeutico”.
Il Ministero competente ha segnalato in questi giorni che ci sarebbero un milione di dosi stoccate ma ad oggi non necessarie. Il decreto sulle misure protettive contro le emergenze radiologiche (DPCM 19 marzo 2010) rintracciabile partendo dal sito del Ministero della Salute, è stato in questi giorni duramente criticato da Eurosalus in quanto è sostanzialmente illeggibile e difficile da comprendere nei suoi allegati inseriti in forma totalmente irrazionale e risulta incomprensibile anche da parte di persone esperte.
L'intero documento sul problema ( 172 pagine) è anche rintracciabile sul sito della Protezione Civile. I dubbi che il documento pone nascono dal fatto che nelle varie ipotesi simulate di incidenti nucleari (anche modesti, sicuramente molto inferiori a quello di Fukushima) usando come modello di riferimento un ipotetico incidente alla vicina centrale francese di St. Alban o nella vicina centrale slovena di Krsko, viene prevista la immediata utilizzazione di Ioduro di potassio da distribuire alla popolazione nel volgere di 6 ore dall'evento per proteggere i cittadini almeno dai possibili danni dello Iodio 131.
Per avere un'idea di cosa si dovrebbe fare in quella occasione, vale la pena di leggere il documento sulle azioni da garantire in caso di emergenza. Viene spiegato dal Piano Nazionale che entro 18-30 ore dall'evento lo ioduro deve essere già distribuito a tutti e che quindi le Regioni coinvolte dovrebbero avere a disposizione scorte, spazi farmaceutici adeguati, strutture eliportuali. Uno scenario inesistente e fantasioso per la realtà italiana come emerge da segnalazioni di molti cittadini che non riescono a reperire nelle farmacie lo ioduro di potassio neanche se dotati di ricetta medica.
In alcuni casi si sentono dichiarare che si tratta di un veleno o che la sua distribuzione è stata vietata.
Il Ministero della Salute ha fatto emettere all'Istituto Superiore di Sanità il 23 marzo una Nota Informativa in cui si tranquillizza la popolazione sull'arrivo della nube radioattiva dal Giappone e si indica la mancata necessità di uso di Ioduro di Potassio, il che al momento è probabilmente vero. Siamo però in una situazione in cui il Piano Nazionale prevede la utilizzazione entro 18 ore dello ioduro di potassio e a distanza di 17 giorni dall'inizio della crisi nucleare giapponese molte farmacie italiane non hanno di fatto a disposizione lo Ioduro di potassio. C’è da chiedersi cosa succederebbe se improvvisamente il nucleo del reattore 2 o 3 di Fukushima andassero in fusione incontrollata scaricando nel giro di 2-3 giorni un immenso carico di Iodio 131 anche sull’Europa e sull'Italia. Più in generale cosa succederebbe nel caso di incidente rilevante negli impianti nucleari in funzione a ridosso del nostro paese ( Francia e Slovenia ad esempio).
Contro la radioattività non si può fare molto, ma almeno una azione preventiva contro i danni alla tiroide può essere fatta con sicurezza e con pieno rispetto delle indicazioni scientifiche. Deve essere chiaro che l’efficacia di questa sostanza è legato alla sua rapidità di assorbimento e alla sua immediata concentrazione nella tiroide impedendo il fissaggio dello Iodio radioattivo Sarebbe praticamente inutile effettuare qualsiasi tentativo di "arresto" dello iodio 131 se si è già stati esposti per più di 6 ore al radionuclide (in genere prima si è esposti e poi lo si sa), quindi sarebbe saggio in questa situazione attuale tenere un piccolo quantitativo di prodotto o avere almeno garanzia della possibilità di reperirlo rapidamente. I termini del problema sono emersi in questi giorni a Milano in un convegno e sottolineati in particolare da da Eurosalus e da Fiorello Cortiana ( leggi ).
La ricetta che ogni medico deve formulare sul proprio ricettario è la seguente: Soluzione satura di Ioduro di Potassio in acqua al 50% , 1 flacone da 30 mL (con 1 flaconcino contagocce da 30 ml si copre il bisogno di 30 adulti). Si potrà utilizzare una soluzione satura di ioduro di Potassio al 50% in acqua, somministrandolo per via orale, mischiati ad un poco di acqua, per soli 3 giorni i seguenti dosaggi:
• bambini da 0 a 2 anni, 1 (solo una) goccia al giorno
• bambini da 2 a 6 anni, 2 (solo due) gocce al giorno
• bambini da 6 a 12 anni, 2 gocce al mattino e 2 gocce a sera
• maggiori di 12 anni, 3 gocce al mattino e 3 gocce a sera
L’assunzione deve essere attuata nella norma per soli tre giorni ed esclusivamente con questi dosaggi, e deve essere comunque sottoposto alla valutazione, se possibile, del proprio medico.
Poiché una goccia di preparato contiene circa 20 mcg (microgrammi o gamma) di Iodio, per un adulto che effettui un trattamento completo si introduce nell'organismo 360 mcg di Iodio complessivamente. Recenti studi basati sull’assunzione di un dosaggio di 200 gamma di Iodio su donne per tutta la durata della gravidanza e fino a 6 mesi dopo (quindi ogni giorno 200 mcg per ogni giorno dei 9 mesi di una gravidanza e oltre) hanno dato ottimi effetti generali e anzi dei migliori effetti complessivi sui bambini nati dalle mamme trattate. Un lavoro pubblicato nel 2002 dal gruppo del professor Pinchera di Pisa confermava la totale assenza di effetti collaterali sia per la funzione tiroidea che per altri aspetti medici generali, sia per le mamme sia per i bambini per un dosaggio quotidiano di 200 mcg prolungato nel tempo. Uno studio più recente, pubblicato nel 2009 da un gruppo di ricerca spgnolo, ha confermato che l'assunzione giornaliera di 300 mcg di Ioduro di Potassio nel primo trimestre di gravidanza non ha dato alcun effetto collaterale a mamma e bambino migliorando alcuni aspetti nei bambini neonati (probabilmente perché nel campione di donne c'era qualche ipotiroidea non riconosciuta ).
Confermando anche che in caso di allattamento la somministrazione va fatta sia alla mamma sia al bambino. Sulla eventuale tossicità del prodotto negli ordini di grandezza indicati va aggiunto che chiunque sia abituato a fare dei gargarismi con acqua e tintura di Iodio, in modo inconsapevole assorbe un dosaggio di Iodio maggiore di quello indicato senza controeffetti di alcun genere.
Senza fare alcun allarmismo eccessivo va quindi segnalato che la popolazione italiana o almeno una sua parte consistente non è oggi probabilmente nelle condizioni di proteggersi in tempo dalle conseguenze di eventuali incidenti degli impianti nucleari più vicini al nostro paese o da un aggravarsi degli eventi del Giappone. Sarebbe utile quindi che comitati, associazioni, partiti, a livello locale e nazionale imponessero al Governo, alle regioni, agli Enti locali e alle strutture sanitarie, a partire dal Ministero competente, una informazione ed un adeguamento urgente della situazione.
Ulteriori informazioni:
http://www.salute.gov.it/dettaglio/principaleFocusNuovo.jsp?id=20&area=g...
http://www.isprambiente.gov.it/site/it-IT/
http://www.eurosalus.com/home/