Dalla Spagna all’ Italia ? : nuova musica vuole nuovi suonatori

di Massimo Marino

 
Domenica 24 maggio si sono svolte le elezioni amministrative in Spagna, sia per le Comunità autonome ( tutte le regioni ad eccezione dell’Andalusia dove le elezioni si sono svolte il 22 marzo, della Catalogna che voterà il 27 settembre, dei Paesi Baschi e la Galizia che voteranno nel 2016 ), sia in centinaia di comuni fra i quali tutti quelli principali. Il movimento di Podemos ha guadagnato molti seggi a scapito dei partiti tradizionali come il Partito popolare e soprattutto il Partito socialista. Anche Ciudadamos, nuovo movimento anticasta ma di stampo moderato, ha avuto un discreto risultato. Hanno vinto insomma i nuovi suonatori che suonavano una nuova musica invece delle note stonate del vecchio bipolarismo di PP e PSOE.
 
 
Nelle regioni Podemos si è presentato normalmente con il proprio nome mentre nei comuni ha partecipato, pur con ruolo decisivo, a coalizioni più larghe insieme a movimenti civici, gruppi di sinistra, verdi ed ecologisti diversi. Con risultati molto più alti e molte centinaia di eletti ( solo l’area ecologista pur frammentata fra Equo ed altri ha avuto un centinaio di eletti, risultato impensabile in qualunque altro scenario possibile), fino al successo di Barcellona e di Madrid dove queste coalizioni governeranno le due principali città della Spagna. Altro dato di rilievo: si è fermato l’astensionismo e la partecipazione al voto è aumentata.
 
Ada Colau, che ha vinto nella capitale catalana, sconfiggendo il candidato autonomista e conquistando 11 seggi, ha condotto la sua campagna elettorale impegnandosi in primo luogo a risolvere il problema abitativo e la disoccupazione e a fermare gli sfratti. Il grande sconfitto di Barcellona è il Partito socialista che è passato da seconda a quinta forza della città (da 11 a 4 seggi).
 
A Madrid  Ahora Madrid, la coalizione vincente nella quale è confluito Podemos, ha preso 20 seggi ( uno in meno del PP che ha però difficoltà a trovare alleati) , e quindi dovrebbe  governare con la sindaca Manuela Carmena in alleanza con altri. Ciudadanos ha guadagnato 7 seggi ed è diventata la quarta forza politica della città.
 
Nel complesso il Partito popolare, che aveva vinto le elezioni politiche nel 2011, resta il primo partito spagnolo con il 27 % ma dal 2011 il partito del premier Mariano Rajoy ha perso ben il 40 % dei consensi. Il secondo partito è il Partito socialista con il 25% dei voti. Podemos, presente per la prima volta, ha eletto 129 consiglieri regionali, con circa il 12%. Sarebbe quindi la terza forza politica dietro PP e PSOE.
 
Invece nelle città dove Podemos si è presentato  con altri movi­menti poli­tici, tutti  con connotazioni radicali e autonome da PP e PSOE (come Ganemos, i verdi di Equo, i movi­menti emersi nella sta­gione degli Indignados)  il risultato è quasi raddoppiato. Le coa­li­zioni di unità popo­lare infatti hanno otte­nuto il 25% a Bar­cel­lona, il 31% a Madrid, il 30% a La Coruna, il 28% a Cadice, il 25% a Sara­gozza. Quindi le coa­li­zioni popo­lari sono state la prima forza a Bar­cel­lona e La Coruna, la seconda a Madrid, Cadice e Sara­gozza. Ma il dato ancora più rilevante è che men­tre nelle regio­nali Pode­mos arriva sem­pre die­tro al PSOE, nelle cin­que grandi città più importanti gli è sem­pre davanti, fino a prendere il doppio dei voti.
 
Alla luce di questo singolare scenario si apre per Pode­mos, che aspira a vin­cere le ele­zioni poli­ti­che di novembre, una difficile anche se importante riflessione, che già era presente, sulla forma della sua presenza elettorale e sul tema delle alleanze. La ipotesi che emerge per le ele­zioni gene­rali potrebbe essere quella di una grande alleanza nazio­nale tra Pode­mos, altri movi­menti poli­tici e movi­menti sociali ( che io chiamerei, se fossimo in Italia, con il nome di movimento di liberazione nazionale), aprendo subito un percorso costi­tuente in cui que­sta alleanza si formalizzi nel paese. E riflettendo sul fatto che al di là della figura di Pablo Iglesias leader locali di movimenti significativi hanno un ruolo ed un peso altrettanto importante, se non maggiore,  del solo leader nazionale di partito.
 
Il dato spagnolo indica a tutti che solo un progetto articolato all’altezza del nuovo quadro sociale, specie per i paesi dell’Europa mediterranea, potrà fun­zio­nare. Naturalmente senza ignorare, per noi, il grande ostacolo che è stato inventato attraverso il super maggioritario tipo italicum. Serve trovare la forma di organizzazione larga ma contemporaneamente efficiente, legarsi a tutto quanto si esprime nei movimenti sociali ed adottare anche i lin­guaggi e le forme di comunicazione nuove. Qual­siasi cosa emerga nella società, anche con le mobilitazioni più ampie, il potere si smuove solo con risul­tati che facciano paura anche sul piano elet­to­rale, intanto chiarendo il ruolo ingannevole dell’astensionismo di protesta e la necessità di anche insolite alleanze fuori dal tradizionale sistema dei vecchi partiti.
 
Questi risultati si ottengono solo con percorsi di aggregazione i più larghi possibili dentro  l’azione sociale, con movi­menti, attori col­let­tivi , lotte intelligenti e di largo respiro, accompagnati da una profonda riflessione culturale e con la collaborazione di forze intellettuali e competenti all’altezza dei problemi concreti. Allontanando qualunque forma di vecchio poli­ti­ci­smo, che non affascina nessuno e produce solo scon­fitte.