Grecia: All’orizzonte un’alleanza di governo anti memorandum


Intervista. L'analisi di Zissis Papadimitriou, professore di sociologia generale e politica all’Università di Aristotele di Salonicco

di Pavlos Nerantzis *

 

Syriza, la sini­stra radi­cale greca, è in testa a tutti i son­daggi con una per­cen­tuale attorno al 28% e qual­che punto di van­tag­gio rispetto al par­tito di Nea Dimo­kra­tia (24%). Seguono poi le altre forze poli­ti­che: i socia­li­sti del Pasok, To Potami, una nuova for­ma­zione di cen­tro, i comu­ni­sti del Kke, i Greci indi­pen­denti (Anel), un par­tito di destra nazio­na­li­sta e i nazi­sti di Alba Dorata con per­cen­tuali tra il 3% e 6%. Invece, la Sini­stra demo­cra­tica (Dimar), gli Eco­lo­gi­sti verdi e Antar­sya, una for­ma­zione della sini­stra extra­par­la­men­tare, non supe­rano la soglia del 3%.
 
Secondo la legge elet­to­rale il par­tito vin­ci­tore prende un bonus di 30 seggi, ma, stando ai numeri, Syriza dif­fi­cil­mente sarebbe in grado di for­mare un governo auto­nomo (dovrebbe supe­rare la soglia del 36%). «Non abbiamo a nostro favore i mass-media main stream» sosten­gono i qua­dri del par­tito quando viene ricor­dato che il Pasok nel 1981 aveva rac­colto il 48% dei voti. La que­stione, quindi, di alleanze poli­ti­che e sociali è di pri­ma­ria impor­tanza per il Syriza.
A que­sto pro­po­sito, abbiamo chie­sto il parere di Zis­sis Papa­di­mi­triou, pro­fes­sore di socio­lo­gia gene­rale e poli­tica all’Università di Ari­sto­tele di Salo­nicco, già col­la­bo­ra­tore dell’Istituto di ricer­che sociali in Ger­ma­nia, noto come Cri­ti­cal school of Frankfurt.
«Se non ci saranno atti per­fidi da parte dell’attuale governo, Syriza, che quasi sicu­ra­mente vin­cerà le ele­zioni del 25 gen­naio, for­merà un governo auto­nomo oppure, ed è l’ipotesi più pro­ba­bile, di coa­li­zione con altre forze poli­ti­che anti-memorandum. La que­stione che rimane tut­tora aperta è se e fino che punto que­sto governo potrà affron­tare con suc­cesso gli immensi pro­blemi del Paese che si trova sull’orlo di un crollo poli­tico, eco­no­mico e sociale».
 
Tra le altre forze poli­ti­che, oltre a Dimar, Ale­xis Tsi­pras finora ha man­te­nuto rap­porti sol­tanto con i Greci indi­pen­denti– il Kke rifiuta ogni col­la­bo­ra­zione — men­tre a livello sociale Syriza dimo­stra una con­trad­di­zione: si pre­senta aperto a per­so­na­lità poli­ti­che che di recente si sono stac­cate dal Pasok, poli­tici prima schie­rati a favore degli accordi con la troika e ora in sin­to­nia con la sini­stra radi­cale, men­tre è «chiuso» nei con­fronti di per­so­naggi influenti nella sini­stra greca e in genere nella società ma non iscritti a Syriza.
 
«Il suc­cesso di un governo Syriza, a mio parere, dipen­derà da tre fat­tori: innan­zi­tutto dalle per­sone che par­te­ci­pe­ranno al governo — spiega il pro­fes­sore Papa­di­mi­triou — Ale­xis Tsi­pras for­merà un gabi­netto basato esclu­si­va­mente sui qua­dri del Syriza? Oppure chie­derà la par­te­ci­pa­zione anche di per­so­na­lità di pre­sti­gio, non di par­tito, per la solu­zione dei pro­blemi eco­no­mici? A par­tire dal piano stra­te­gico di svi­luppo pro­po­sto dalla sini­stra radi­cale e dopo la can­cel­la­zione di una parte del debito pub­blico, si intende. In secondo luogo, un governo delle sini­stre dovrà evi­tare oppor­tu­ni­smi e popu­li­smi che nel pas­sato hanno ali­men­tato la cre­scita di un sistema clien­te­lare, la cor­ru­zione e il riscatto di coscienze. In que­sto ten­ta­tivo di risa­na­mento poli­tico e sociale e di riforme eco­no­mi­che nel Paese dovranno par­te­ci­pare anche altre forze poli­ti­che, come il Par­tito comu­ni­sta di Gre­cia. Se il Kke non vuole tro­varsi ai mar­gini della sto­ria è neces­sa­rio che agi­sca. Il terzo fat­tore, non meno impor­tante, riguarda il movi­mento di soli­da­rietà alla Gre­cia da parte delle forze pro­gres­si­ste euro­pee che appog­giano le scelte poli­ti­che di Syriza. Per­ché non biso­gna illu­dersi: nel caso la sini­stra radi­cale pren­desse il potere, saranno ine­vi­ta­bili le rea­zioni non solo dell’establishment poli­tico den­tro e fuori il Paese, ma anche dei mer­cati e in gene­rale del sistema finan­zia­rio, il quale sot­to­pone la poli­tica e l’economia reale alla logica dei gio­chi spe­cu­la­tivi, domi­nando a livello mon­diale fin dal periodo in cui furono annul­lati gli accordi di Bret­ton Woods (1944) che sta­bi­li­vano le regole delle rela­zioni com­mer­ciali e finan­zia­rie tra i prin­ci­pali paesi indu­stria­liz­zati del mondo».
Il qua­dro euro­peo potrebbe essere alla svolta, «se la Gre­cia, l’anello debole dell’Ue, riu­scirà a supe­rare la crisi, diven­terà per forza il punto di rife­ri­mento per una nuova Europa demo­cra­tica ed egua­li­ta­ria», con­clude Papadimitriou.
 
·         da ilmanifesto  31 dicembre 2014