Parma: Orti e frutteti per alimentare la città
Albicocche, melograni, pesche, ciliegie, ma anche susine e un’antica specie di grano: dalla passione di un gruppo di cittadini di Parma, seguito da un centinaio di sostenitori, in diverse zone della città ora si possono trovare piccoli orti urbani. La possibilità di stare insieme in modo diverso, di rifiutare l’etichetta “consumatori” e di creare una rete di giardini commestibili con cui alimentare la città ora è un virus
Un progetto ambizioso lontano da azioni di protesta o da azioni simboliche, come precisa Francesca, la referente, nato da un gruppo di cittadini che ha scelto di smettere di protestare mettendosi invece in gioco in prima persona per realizzare ciò di cui ha bisogno. Una risposta alla crisi sociale, spiegano gli ideatori del progetto, per far staccare i cittadini dal ruolo di consumatori passivi per scuoterne la coscienza e renderli maggiormente consapevoli dell’importanza di prendersi cura della propria città, in un’ottica partecipativa. Da qui l’idea dicreare una rete di foreste edibili e giardini commestibili, secondo il principio dell’imitazione dei sistemi naturali, dove non sono necessari interventi artificiali per mantenere in salute il terreno e le piante. Imitando i processi naturali, spiega Francesca, è possibile inserire negli ecosistemi piante utili all’uomo con meno risorse di quelle necessarie dall’agricoltura industriale, generando benefici per il terreno.
“Fruttorti di Parma vuole creare una rete di giardini foresta commestibili dove le piante forniscono cibo per gli abitanti del quartiere ed allo stesso tempo forniscono un habitat simile a quello naturale dove le funzioni essenziali possono essere svolte a supporto dell’intero sistema”. Sempre più persone si dicono interessate ad avere un fruttorto nel proprio quartiere, come dimostrano le oltre cinquecento firme raccolte dai volontari negli ultimi due fine settimana di maggio.
Un supporto e un sostegno morale che arrivano non solo dai singoli cittadini, ma anche dagli studenti delle scuole superiori di Parma, che hanno fatto visita al fruttorto, come i ragazzi dei centri estivi del quartiere e gli anziani dei gruppi di cammino, assieme ad alcune associazioni attive nel sociale, che si sono dimostrate interessate ad avviare collaborazionicon i volontari. Per i risultati raggiunti e le finalità etiche dando nuova vita agli spazi urbani, nel novembre 2013 il progetto è stato insignito del riconoscimento Cigno d’Oro da Legambiente.Un progetto ambizioso, nato il 23 dicembre 2012 e che ora conta 100 alberi di 55 varietà diverse, decine di arbusti di frutti di bosco e numerose piante aromatiche e medicinali in quattro aree del comune di Parma. Tra le particolarità del progetto anche il recupero di specie antiche, come diverse varietà di albicocchi, mele, pere, susine, peschi, giuggiolo, melograno, cotogno, noccioli, e non mancano neanche i lamponi, ribes, uva spina, josta, goji, aronia, goumi, sambuco assieme a specie come l’olivello spinoso, il pisello siberiano o il banano di montagna. Sono sempre più numerosi i volontari che continuano ad aderire all’iniziativa che, sulla base dell’autofinanziamento, punta però a progettare sistemi per la riproduzione delle piante e il compostaggio per riuscire ad autoprodurre il necessario senza risorse esterne.