Riforme del lavoro: Il cattivo esempio spagnolo
L’aspetto più rilevante e disastroso della nuova fase è stato lo smantellamento del sistema della contrattazione collettiva attraverso l'imposizione per legge del decentramento contrattuale e del primato della contrattazione aziendale rispetto alle diverse forme di contrattazione collettiva settoriale e intersettoriale.
La disarticolazione del sistema di contrattazione collettiva ha avuto come conseguenza la rottura, potenzialmente irreversibile, del dialogo sociale, e la paralisi della contrattazione come meccanismo di regolazione, mentre veniva totalmente cancellata la contrattazione collettiva nel settore pubblico.
D’altra parte, il problema più pressante è l'occupazione. L’ininterrotta sequenza di riforme ha liberalizzato le assunzioni e deregolato i licenziamenti senza “giusta causa”, in nome della creazione di nuovi posti di lavoro. Il tutto praticato con la reiterata adozione di decreti-legge in una totale immedesimazione fra potere esecutivo e legislativo. Nel giro di due anni, fra il RDL 3/2012 e il RDL 3/2014 si sono susseguite più di venti norme di riforma delle precedenti riforme, sempre in senso ablativo di diritti.
Il risultato di questa politica, ufficialmente diretta a creare occupazione, è stato, un progressivo e drammatico crollo dell’occupazione, arrivata a superare il 25 per cento della forza lavoro. La distruzione dei posti di lavoro ha portato all’inversione dei flussi migratori, con giovani lavoratori e lavoratrici, costretti a lasciare la Spagna per trovare lavoro in Germania, in Inghilterra o in Sud America.
La disarticolazione del sistema di contrattazione collettiva ha avuto come conseguenza la rottura, potenzialmente irreversibile, del dialogo sociale, e la paralisi della contrattazione come meccanismo di regolazione, mentre veniva totalmente cancellata la contrattazione collettiva nel settore pubblico.
D’altra parte, il problema più pressante è l'occupazione. L’ininterrotta sequenza di riforme ha liberalizzato le assunzioni e deregolato i licenziamenti senza “giusta causa”, in nome della creazione di nuovi posti di lavoro. Il tutto praticato con la reiterata adozione di decreti-legge in una totale immedesimazione fra potere esecutivo e legislativo. Nel giro di due anni, fra il RDL 3/2012 e il RDL 3/2014 si sono susseguite più di venti norme di riforma delle precedenti riforme, sempre in senso ablativo di diritti.
Il risultato di questa politica, ufficialmente diretta a creare occupazione, è stato, un progressivo e drammatico crollo dell’occupazione, arrivata a superare il 25 per cento della forza lavoro. La distruzione dei posti di lavoro ha portato all’inversione dei flussi migratori, con giovani lavoratori e lavoratrici, costretti a lasciare la Spagna per trovare lavoro in Germania, in Inghilterra o in Sud America.
Al crollo dell’occupazione e all’aumento del numero di persone spinte sulla soglia della povertà, si è accompagnato un vasto fenomeno di disinvestimento nei servizi pubblici, di chiusure e di privatizzazione. Mentre contemporaneamente, si contraggono i bilanci in materia d’istruzione e, in particolare, nell'istruzione universitaria con la scomparsa virtuale delle linee di ricerca e sviluppo, che pure sarebbero necessarie in una prospettiva di superamento della crisi.
Nel campo della sanità, la riduzione di risorse ha favorito l’emersione di forme di privatizzazione delle strutture sanitarie. Alcune proposte estreme, come nella Comunità di Madrid, sono state ostacolate bloccate da una forte mobilitazione sociale e dall’intervento della magistratura. In altri casi, come in Catalogna, le controriforme hanno fatto il loro corso. Senza dimenticare che alla privatizzazione dei servizi pubblici si sono accompagnati diffusi fenomeni di corruzione, favorita dalla opacità dell'azione di governo dalla difficoltà di efficaci controlli.
Nel sistema di sicurezza sociale, mentre si sostiene il criterio della "sostenibilità" unilateralmente definito dal potere pubblico, in nome del pareggio del bilancio pubblico, si riducono le entrate con l’adozione di un sistema "forfettario” di contribuzione da parte delle imprese, provocando a medio termine il deterioramento del sistema pensionistico.
Nel sistema di sicurezza sociale, mentre si sostiene il criterio della "sostenibilità" unilateralmente definito dal potere pubblico, in nome del pareggio del bilancio pubblico, si riducono le entrate con l’adozione di un sistema "forfettario” di contribuzione da parte delle imprese, provocando a medio termine il deterioramento del sistema pensionistico.
In che cosa consiste il preteso vantaggio comparativo acquisito dalla spagna rispetto agli altri paesi europei che soffrono la crisi? Sulla base dei dati di cui tener conto, l'elemento più evidente è il progressivo graduale smantellamento dei diritti e il degrado delle condizioni di esistenza di che una volta erano chiamati classi subalterne. Il lavoro, dimensione essenziale in un regime politico democratico, è il bersaglio al centro . dell'azione di governo, con l’obiettivo di svuotarne il contenuto sociale, svalutarne la sua funzione economica, liquidandone la sua funzione di coesione sociale.
Questo processo di destrutturazione che attacca direttamente la fisionomia dello stato sociale e rende estremamente ardua l’azione sindacale collettiva si muove in un orizzonte antidemocratico di distruzione della cittadinanza delle masse lavoratrici. E’ questa la politica del governo di Rajoy, di cui si cerca la proiezione nei paesi europei in difficoltà, come un esempio da seguire. Ma è un cattivo esempio.
Tra riforme e disoccupazione: i dati del 2012-2013
1 . Dopo l’avvento al potere del governo Rajoy è crollato il livello della popolazione attiva. governo Rajoy ha affondato. Dalla fine del 2011 agli ultimi dati disponibili, nel quarto trimestre del 2013, la forza lavoro è passata da 23,1 milioni di persone a 22,6 di oggi, vale a dire una diminuzione di 426 mila unità. Nel periodo antecedente alla crisi, tra il 2007 e il 2011, la forza lavoro era aumentata di 676.000 unità. Questo processo si spiega, da un lato, col calo della popolazione e, dall'altro, col fatto che la mancanza di prospettive di lavoro costringe coloro che sono in età lavorativa a lasciare il mercato del lavoro entrando a far parte dell’esercito della popolazione inattiva.
2. Insieme con il declino della forza lavoro è sceso drasticamente il numero degli occupati. La riforma del lavoro ha significato la distruzione di quasi un milione e mezzo di posti di lavoro, riportando l’occupazione al livello del 2001 i livelli, quando la forza lavoro era solo di 18,3 milioni di lavoratori.
3. D’altra parte, il deterioramento della qualità dei contratti di lavoro è impressionante. L'occupazione a tempo indeterminato è stata sostituita da occupazione temporanea e il tempo pieno dal lavoro part-time. Dei 14.792.614 contratti registrati nel 2013, solo 1.134.949 sono stati a tempo indeterminato, meno dell’8 %. Secondo gli ultimi dati di contabilità nazionale dell’Istituto Nazionale di Statistica (INE) l'economia spagnola sta perdendo posti di lavoro a un tasso di riduzione netta di 522 mila posti di lavoro a tempo pieno in un anno. Solo i contratti puramente temporanei e di formazione accrescono il loro peso nel reclutamento complessivo, accrescendo la precarietà.
4. Il 50,8 % dei disoccupati è rimasta più di un anno senza lavoro (3.043.546 persone); il 32,7 per cento è rimasto più di due anni senza lavoro, e il 22,1 per cento più di tre anni. In due anni il tasso di tutela di disoccupazione è diminuito di tre punti, dal 37 al 34,1 per cento, mentre l’86 per cento dei giovani sotto i 30 anni non riceve, così come il 65 per cento delle donne e il 51 per cento degli uomini con più di 30 anni. Mentre l’indennità media di disoccupazione è passata da 5966 euro l’anno nel 2.011 a 5.011 euro nel 2013, il 16 per cento in meno, mentre la spesa per l’assistenza ai disoccupati e per le politiche attive del lavoro è diminuita del 52%, passando da € 1.544 nel 2011 a 740 euro nel 2013.
* da www.insightweb.it
Antonio Baylos, Catedrático de Derecho del trabajo. Universidad de Castilla-la Mancha Co-Editor Insight. www.baylos.blogspot.comantonio.baylos@uclm.es