Giovani, la nave affonda ed i topi ballano
Nicola Cacace persevera per fare breccia nella testa di politici e sindacalisti. Confronta i dati dei paesi europei per quanto riguarda l’occupazione, gli orari, la disoccupazione dei giovani. Nell’ultimo suo articolo “Giovani, la nave affonda e i topi ballano” rilancia quattro proposte per fermare la recessione e la disoccupazione. Verso il termine scrive “..Il mio articolo amaro potrebbe finire qui se non mi sentissi, anch´io, responsabile del disastro in cui abbiamo spinto figli e nipoti. Anche se il motto "quieta non movere" è quello dominante nelle teste di troppi responsabili, politici, sindacalisti ed imprenditori, le vie d´uscita ci sono, quelle seguite dai paesi nordici più Olanda, Germania, Austria e Francia, che spendono più di noi per istruzione e ricerca, hanno ore di lavoro annuo più corte, hanno modernizzato i servizi, che noi colpevolmente trascuriamo ed hanno combattuto le diseguaglianze. Più eguali e più ricchi è stato il loro motto ed il tempo di vita non è da oggi individuato dai saggi come la vera fonte di felicità”. ( da www.sindacalmente.org )
di Nicola Cacace *
Mentre nascite ed occupati continuano a calare, il paese ad invecchiare ed impoverirsi, politici, imprenditori e sindacalisti ballano come gli indiani che invocavano la pioggia ed i passeggeri del Titanic che festeggiavano l´arrivo. Continuano ad invocare "più lavoro", senza un briciolo di idea nuova atta a crearlo. Oggi nei paesi industriali non c´è lavoro per tutti a parità di orari, perché la produzione, il Pil, è destinato mediamente a crescere meno della produttività (spinta dall´elettronica e dai nativi digitali).
Allora bisogna fare alcune cose per combattere la disoccupaz ione, soprattutto giovanile, che altri hanno:
a) Formare in continuità i lavoratori per renderli adatti a trasformare le innovazioni in prodotti competitivi,
b) anche a tal fine abolire la legge Sacconi sulla fiscalizzazione degli straordinari, incentivare il part time volontario e gli orari ridotti,
c) flessibilizzare l´età pensionabile e/o diminuirla, magari a 63 anni come ottenuto dalla SPD nel recente accordo di Grosse Coalition in Germania,
d) incentivare i contratti di solidarietà – che tutelano la dignità, costano la metà della Cig e non alimentano il lavoro nero – consentendo alle aziende di ridurre i licenziamenti, come fatto con il piano Herst e la Kurzarbeit in Germania, che così ha mantenuto alta l´occupazione anche dopo anni di ristagno del Pil. Mentre i tedeschi sostituivano lo straordinario con la banca delle ore, la Francia varava la legge delle 35 ore della socialista Martine Aubry, che Sarkozy ha dovuto ingoiare per volere di sindacati ed imprenditori, l´Olanda toccava il record mondiale del 45% di lavoro part time volontario ed incentivato, noi andavamo in "verso" contrario. Il ministro del lavoro Sacconi varava una legge sulla defiscalizzazione degli straordinari che poneva e pone l´Italia in prima fila sul banco della stupidità anti occupazione. Siamo l´unico paese europeo dove gli straordinari costano meno dell´ora ordinaria ed i risultati si vedono; con una disoccupazione giovanile drammatica del 41,2%, aumentata nel 2013 ancora di 5 punti rispetto al 2012 ed un tasso di occupazione del 55,5%, calato ancora rispetto al 2012, i nostri lavoratori a pieno tempo lavorano il 25% più di Germania ed Austria, rispettivamente 1800 ore/anno contro 1450. Ed oggi, mentre entrambi questi paesi hanno disoccupazione totale inferiore al 5%, noi abbiamo toccato a fine 2013 il 12,5%, nettamente peggio della media europea del 10%.
Anche confrontando l´Accord di produttività che i sindacati francesi hanno recentemente stipulato con gli industriali con l´analogo Accordo italiano di Genova si notano le distanze di cultura. Mentre niente è previsto nell´Accordo per la formazione e per le trasformazioni organizzative, parte centrale dell´Accord sono sia il "Compte personnel de formation" (minimo 20 ore annue per sempre, dall´ingresso all´uscita dal mercato del lavoro), che la cogestione alla tedesca per le grandi imprese, per le imprese con più di 5mila dipendenti sono previsti delegati dei lavoratori nei consigli d´amministrazione, in pratica riconoscendo che, se si vuole il consenso dei lavoratori alle misure di riorganizzazione, è necessario che essi le conoscano e le accettino. Siamo anni luce distanti dal bel paese dove la maggiore industria meccanica preferisce rispondere ad un picco di domanda della Panda preferendo gli straordinari del sabato anziché chiamare a lavorare qualcuno delle migliaia di lavoratori in Cig.
Il mio articolo amaro potrebbe finire qui se non mi sentissi, anch´io, responsabile del disastro in cui abbiamo spinto figli e nipoti. Anche se il motto "quieta non movere" è quello dominante nelle teste di troppi responsabili, politici, sindacalisti ed imprenditori, le vie d´uscita ci sono, quelle seguite dai paesi nordici più Olanda, Germania, Austria e Francia, che spendono più di noi per istruzione e ricerca, hanno ore di lavoro annuo più corte, hanno modernizzato i servizi, che noi colpevolmente trascuriamo ed hanno combattuto le diseguaglianze. Più eguali e più ricchi è stato il loro motto ed il tempo di vita non è da oggi individuato dai saggi come la vera fonte di felicità. "Ogni ora del nostro passato appartiene al dominio della morte. Dunque, caro Lucilio, fa tesoro di tutto il tempo che hai. Tutto o Lucilio dipende dagli altri, solo il tempo è nostro. Per me non è povero colui che si fa bastare il poco che ha e serba gelosamente tutto il tempo che possiede. Perché, ci ammoniscono i saggi, è troppo tardi per risparmiare il vino quando si è giunti alla feccia. Nel fondo del vaso resta non solo la più scarsa, ma anche la peggiore. Addio, Seneca".
* 10 dicembre 2013 - Chi è Nicola Cacace