Sciopero europeo, come è nato sul Web
di Lorenzo Fantoni *
La manifestazione del 14 novembre per scuola e lavoro è stata organizzata in Rete, a partire dall'hashtag #14N su Twitter, da una pagina Facebook e dal sito europeo
Certo, protesta e Web non sono una novità dai tempi di Occupy, e ormai non c’è manifestazione in cui non si vede qualcuno armato di iPhone che carica su Internet la faccia sanguinante di un manifestante con un filtro Earlybird, ma lo sciopero europeo di ieri stato senza dubbio uno degli eventi in cui video virali, Twitter e Facebook sono stati definitivamente consacrati come mezzo di informazione e coordinamento. I social network possono davvero creare un movimento globale in cui è fondamentale la gestione del flusso di informazioni.
A dimostrarlo è che, prima di un simbolo, si è scelto un hashtag, #14N, sotto il quale riunire tutte le informazioni prima, durante e dopo le varie manifestazioni. La scelta è stata fondamentale, e non il semplice vezzo di un gruppo di ragazzini che protestano contro la crisi tenendo in mano un iPhone. La creazione di un hashtag ufficiale permette a chiunque voglia condividere un’informazione la possibilità di sapere a priori come farlo, senza passare da una struttura centrale, inoltre, #14N è diventata la parola da cercare su Google per trovare rapidamente informazioni e testimonianze sui fatti avvenuti. A fare da coordinamento a questo flusso di dati ci sono stati siti italiani, ma soprattutto stranieri, come Roarmag, che da tempo analizza, commenta e condivide video e informazioni sulle manifestazione in tutto il mondo. E mentre a coordinare la protesta sul Web ci ha pensato l’ Etuc, la Confederazione europea dei sindacati, che ha saputo raccogliere sotto di sé i gruppi più disparati, quando si va a indagare chi ha creato l’hashtag, emerge un altro dato interessante. Sì perché la manifestazione ha avuto anche un sito Web ufficiale: European Strike, con relativa pagina Facebook, che funge da punto di raccolta per immagini e video. Proprio il sito sarebbe il responsabile per la creazione di #14N, e si sta già mobilitando per #1D, un’altra giornata di manifestazioni, stavolta contro la precarietà.
Ovviamente non è stato l’unico spazio in cui reperire informazioni, grazie all’uso dell’hashtag, ogni blog, sito Internet, agenzia di stampa o comitato studentesco ha potuto creare il suo piccolo spazio informativo in cui filtrare o meno le informazioni che arrivavano via Twitter. Rimangono sulla piazza i consueti problemi che questo tipo di diffusione non filtrata si porta dietro, come il caso del ragazzo colpito da un manganello in Spagna, erroneamente collocato in Italia, o come tutti quei casi in cui un’informazoine sbagliata e non controllata viene data per vera e diffusa nel flusso delle informazioni virtuose. Altrettanto importante è continuare il dibattito sul valore reale delle informazioni diffuse via Twitter e Facebook, che hanno un grandissimo impatto sul Web, e che sono spesso l’unico modo per avere informazioni di prima mano, ma la cui influenza all'esterno è tutta da verificare, ma ormai il messaggio è chiaro: un gruppo di persone, un’idea e qualche volantino non bastano più per riempire una piazza, così come le aziende, anche i movimenti devono gestire la loro presenza in Rete e un hashtag può fare la differenza.
* da www. wired.it - 15 novembre 2012